mercoledì 20 maggio 2015

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A Silent Voice - Bullismo e disabilità

La cover del primo volume con
i due protagonisti della storia
A Silent Voice (聲の形 Koe no katachi, leteralmente "La forma della voce") è un manga shōnen concluso e composto da sette volumi. Disegnato e sceneggiato da Yoshitoki Ōima è stato pubblicato inizialmente come capitolo autoconclusivo su Bessatsu Shonen Magazine nel 2011 e poi, come serie regolare settimanale, su Weekly Shōnen Magazine della Kodansha tra il 7 agosto 2013 e il 19 novembre 2014. La serie ha vinto il Comic Natalie Grand Prix nel 2014 e il Kono Manga Sugoi nel 2015 ed è candidata al Manga Taisho Awards 2015. A causa delle tematiche forti che tratta, la Kodansha inizialmente si era rifiutata di pubblicare la serie regolare ma, dopo una lunga battaglia legale sfociata in tribunale, la rivista si trovò costretta a ripubblicare l'episodio autoconclusivo iniziale e a far poi partire la serie vera a proprio nell'agosto del 2013. In Italia la serie è pubblicata con cadenza bimestrale dalla Star Comics in un'edizione con sovraccoperta ma senza pagine a colori al prezzo di 4,90 €.

La nuova arrivata
Shoya Ishida è un ragazzino delle elementari, allegro, vivace e che odia più di ogni altra cosa annoiarsi. Con i suoi due amici del cuore organizza spesso delle pericolose prove di coraggio, che solitamente finiscono con tuffi nel fiume da ponti sempre più alti. Dai suoi compagni di classe è amato e ammirato per la sua spregiudicatezza, anche se alcuni cominciano a considerare il suo comportamento piuttosto infantile. Un giorno si trasferisce nella sua classe Shoko Nishimiya, una bambina sorda.
Shoya inizia a tormentare Shoko
Da quel momento il centro di gravità dell'universo di Shoya cambia e tutto il suo sforzo per non annoiarsi si focalizza interamente sul dar fastidio alla ragazzina. Inizialmente si tratta di piccoli scherzi, di goliardate per testare quanto effettivamente la ragazzina sia sorda, ma, man mano che passa il tempo, il giovane si fa prendere la mano, ignorando i suggerimenti di chi cerca (blandamente) di fermarlo, e diventa pian piano sempre più crudele. In pochi mesi Shoya (e alcuni altri compagni) si trasformano in dei bulli che rendono la vita impossibile a Shoko e che fanno persino cambiar scuola a Sahara, l'unica che aveva provato sinceramente a diventarle amica. Però, questa situazione non è destinata a durare: Shoya, infatti, pensa bene di distruggere ripetutamente il costoso apparecchio acustico della povera Shoko, facendo arrivare la questione (per meri motivi di soldi) all'orecchio del preside. Messa alle strette, la classe lo indica come unico colpevole di tutte le nefandezze perpetrate e lo isola. Nel giro di un giorno Shoya passa dall'essere un leader ad essere la nuova vittima destinata e si trova a provare sulla sua pelle tutte le cattiverie che fino al giorno prima era lui stesso a mettere in pratica.

Gli scherzi diventano sempre
più pesanti
L'aspetto psicologico di questo manga è molto importante. All'inizio, devo dire, avevo un po' storto il naso sul ritratto del protagonista, dipinto come un ragazzino piuttosto stronzo ma indubbiamente vincente. Ovviamente poi le cose cambiano ed è esattamente il momento in cui la storia si fa avvincente e interessante. Già quando Shoya fa il bullo con la povera Shoko il lettore smaliziato si rende conto che c'è qualcosa che non va. Certo tutto va bene per lui ma i suoi pensieri sono troppo discordanti rispetto alle sue azioni e ci si trova a domandarsi come faccia a non rendersi conto di cosa sta effettivamente combinando. Ma Shoya è così. Stupido, vivace e spregiudicato e non si accorge di nulla auto-convincendosi di essere nel giusto. Dall'altra parte c'è Shoko. Shoko è una ragazzina disabile ma forte, che cerca di far di tutto per farsi accettare e che lotta fino alla fine, silenziosa e dolce.
E la isolano sempre di più
Capire i sentimenti di Shoko è più difficile (non sono scritti nero su bianco, come quelli di Shoya, che, nonostante tutto, è il protagonista) ma colpiscono il lettore come un pugno. Intorno a loro due c'è il mondo della scuola, composto da persone, sia adulte, sia bambine, che mostrano una cattiveria senza senso. La cosa più brutta dell'intera faccenda è il continuo cercare di assecondare la massa, scaricando le proprie frustrazioni sul più debole in circolazione. Prima si prendono gioco della maestra di sostegno (poretta, l'unica volenterosa), poi allontanano Sahara, intanto infieriscono su Shoko e, quando anche lei se ne va, si girano sulla prima vittima disponibile: Shoya. Trovo questo modo di pensare raccapricciante e ancor più raccapricciante il fatto che sia accettato [1].

Non solo i compagni, ma anche il maestro
Da punto di vista del disegno, bisogna dire che lo stile di Yoshitoki Ōima è piuttosto classico e offre un character design con personaggi facilmente riconoscibili ed espressivi e sfondi piuttosto accurati. Ora, il tratto dell'autrice non è particolarmente caratteristico, per cui probabilmente non avrei preso il volumetto alla cieca, solo dopo averlo sfogliato in fumetteria, ma è davvero molto brava nel far crescere la tensione degli eventi senza che i suoi stessi personaggi se ne accorgano, mentre il lettore percepisce chiaramente la pressione psicologica e l'ansia della corsa verso il disastro.

Da carnefice a vittima
In definitiva posso dire di aver preso A silent voice dietro suggerimento di Caroline Preston e di non essermi assolutamente pentita della scelta, anzi, trovo che sia un'ottima lettura che porta a riflettere e a ripensare a situazioni che forse (magari non così estremizzate) si è in parte vissute da protagonista o da spettatori nel passato. Il tema del bullismo il Giappone è molto sentito e, dalla quantità di storie che ne parlano, non esito a credere che la disavventura vissuta da Shoko prima e da Shoya dopo sia qualcosa di piuttosto comune nel Paese del Sol Levante, ma non per questo il bullismo nostrano (che esiste e prospera, pensate al ragazzo caduto dal balcone in gita la scorsa settimana) è meno rilevante. Per di più, questa serie non si limita a trattare solo questo tema ma ne affronta anche un altro piuttosto interessante e non così semplice da trovare tra le pagine dei manga: la disabilità.
L'autorità lo rinnega
Shoko, infatti, non solo è vittima del bullismo, ma è anche una ragazzina sorda, una ragazzina che fatica a comunicare e che viene percepita da chi le sta intorno come una specie di aliena. In definitiva mi sento di consigliare A silent voice a tutti quelli che vogliano leggere una bella storia, una storia un po' diversa dal solito, che saprà sicuramente coinvolgere e appassionare anche il lettore più esigente grazie al bellissimo ritratto che offre dei suoi protagonisti. Non vedo l'ora di leggere il prossimo volume!



Altre opere sul tema del bullismo (nelle sue varie declinazioni):
  1. Life
  2. Limit
  3. Questo non è il mio corpo
  4. Peach Girl
  5. Kokuhaku 
  6. GTO
  7. Prophecy


NOTE:

[1] Quando frequentavo le scuole elementari nella mia classe successe un episodio di bullisimo simile a questo. La vittima fu una bambina di nome C., la sua colpa quella di essere un po' strana (ora, dico un po' strana ma non faceva nulla di particolare, semplicemente non si adattava ai trend più di "moda" ed era un po' svampita . In realtà, in confronto a lei, io, con la mia ossessione per la lettura, il mio abbigliamento pieno di fuseaux a fiori e la mia totale ignoranza dei programmi televisivi più in voga - causa divieto domestico - ero molto più strana, ma ero piuttosto popolare all'epoca, per cui mi era permesso fare quello che mi pareva - e poi non sono mai stata una con cui è particolarmente piacevole litigare, mentre lei era una che non reagiva mai alle provocazioni). Fatto sta che un giorno un ragazzino e una ragazzina cominciarono a chiamarla Infectosis e a pulire qualunque cosa lei toccasse con la manica di una maglia, dicendo che era infettiva e che rischiavano tutti di diventare così. In pochi giorni tutta la classe si unì al "gioco" e fece in modo di non rivolgerle la parola, di non sfiorarla e di pulirla dove toccava. Se parlava davanti a qualcuno si coprivano subito la bocca con un fazzoletto o la manica. A non partecipare eravamo solo io e la mia amica R. Mi ricordo che la cosa mi infastidiva parecchio ma che mi limitai a dire ai compagni di non farlo in mia presenza, senza però mai oppormi al 100% al "gioco" (e me ne vergogno, ma uno dei promotori era il mio migliore amico dell'epoca e non avevo voglia di litigarci, visto che aveva una leggera tendenza isterica). Il "gioco" finì il giorno in cui un compagno particolarmente idiota la ferì sul viso cercando di metterle il cestino della carta in testa e le maestre scoprirono tutto, punirono tutta la classe (tranne me e R., visto che C. stessa disse che non eravamo coinvolte) e cominciarono a controllarci più strettamente. Se tornassi indietro, due schiaffoni (o anche di più) al mio amico non li toglierebbe nessuno, ma, a differenza di quello che accade nella storia di A silent voice, il "gioco" finì lì e a nessuno passò nemmeno per l'anticamera del cervello di rifarsi per vendetta della punizione sul chi aveva iniziato. Quello che mi fa sempre impressione di queste nipponiche di bullismo è che quando il "gioco" è iniziato non si ferma più, semplicemente viene cambiata la vittima, con i docenti regolarmente conniventi!


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SCRITTO DA: Acalia Fenders

Sono una blogger di Torino che si occupa di fumetti e animazione dal 2010. I mei interessi spaziano dai classici fumetti (di cui ha una considerevole collezione) ai telefilm, dai film ai cartoni animati (anime e non!). Amo il Giappone e ho una sconsiderata e inarrestabile passione per Batman.





25 commenti :

  1. Tutti mi hanno parlato di questo manga, ma non ho ancora avuto l'occasione di leggerlo.
    Lo sto conoscendo da te, come sempre del resto :)
    Lo leggerò volentieri: di fondo rappresenta quello che ho studiato per tutti questi anni...

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    1. La tematica di base del bullismo è molto interessante e, bisogna dire, tocca anche il tema della disabilità che non è facile da trovare nei manga. Personalmente lo trovo davvero un buon prodotto :D

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  2. Io stavo rinunciando a prenderlo perchè davvero non ho più un buco di spazio ma alla fine ho ceduto!

    Io credo che in forme diverse, il bullismo c'è in ogni scuola perchè i ragazzini hanno certamente qualcosa di sadico nel cervello.. anche io ne ho viste di tutti i colori!

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    1. Comincio anche io ad avere serissimi e quasi improrogabili problemi di spazio XD

      A me è capitato di assistere in prima persona solo a quell'episodio, ma amici di altre classi me ne hanno raccontate di ogni sorta. È un po' triste che si tenda sempre a cercare qualcuno di più debole su cui rifarsi!

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  3. Anch'io sono rimasto piacevolmente colpito da questo primo volume, anche per quanto riguarda i disegni: dell'autrice avevo sfogliato il primo volume del manga di "Mardock Scramble" e il suo stile mi era proprio parso sciatto e anonimo. E invece in questo "A silent Voice" è proprio carino: pulito, con personaggi espressivi e accurato negli sfondi .
    Non vedo l'ora di leggere il secondo volume!

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    1. Anche io non vedo l'ora di leggere il secondo volume, aspettare due mesi sarà lunghissimo ç__ç

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  4. Mi hai convinto, avevo già intenzione di leggerlo e ora ne sono convinto :)

    Moz-

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  5. Il bullismo nelle scuole (e non solo nelle scuole) è un fenomeno purtroppo molto più diffuso di quanto si creda. In Giappone ha qualcosa di malato, forse è una valvola di sfogo per la pressione che viene messa addosso agli studenti, la frustrazione per il superlavoro si scarica su una vittima predestinata. Io ho visto l'anime "Welcome to the NHK" che parla degli hikikomori, e il protagonista di fatto inizia a distaccarsi dagli altri quando rimane vittima di episodi di bullismo alle superiori (anche se nell'anime la cosa viene appena accennata, si concentra sul suo presente da hikikomori).
    Credo che comunque in una classe scatti una sorta di meccanismo da branco animale in base al quale l' "esemplare" più debole venga isolato con una sorta di compiacimento collettivo... Io almeno - parlo da vittima - l'ho percepito così.

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    1. Altamente probabile che sia un perverso meccanismo per scaricare lo stress, quello che però mi conturba sempre è come la massa si unisca in una sola voce senza alcun tipo di senso critico. Uno inizia (come accadde nella mia classe delle elementari) e gli altri si aggregano come un branco di pecore belanti.

      Welcome to NHK l'ho visto anche io e mi è piaciuto molto ma mi hanno detto che il manga è parecchio meglio nella parte finale, quindi sto pensando di recuperarlo :D

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  6. Io penso - anche dopo aver letto sul blog The Obsidian Mirror uno speciale su una serie di film coreani che prendono di mira la situazione sociale e scolastica in questo paese ma che mi ha ricordato moltissimo la realtà giapponese - che in quel tipo di società ci sia bisogno di una vittima; come se non ci fosse una vera e propria coscienza individuale quanto piuttosto un continuo muoversi dell'opinione pubblica verso una o un'altra sponda senza una reale comprensione di quello che sta accadendo.

    Con questo ovviamente non voglio né generalizzare né offendere una cultura nobilissima di cui apprezzo io stessa le sfaccettature, ma, ecco, non si può dire sia priva di nei e la società in tutto l'oriente è una problematica tutt'altro che trascurabile.

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    1. Più che altro temo che il problema scatenante sia lo stress. Se ci penso all'epoca la mia classe era piuttosto stressata (per la mole di compiti senza senso che le maestre ci rifilavano) e l'assurda reazione è stata quella di attaccare l'anello più debole della catena. Nella società nipponica poi, da quello che ho letto e visto, c'è anche il terrore di discostarsi dal gruppo e di diventare "la prossima vittima". Lì lo spirito unitario è ancora più forte che non qui.

      Tutte le culture hanno delle sfaccettature positive e delle sfaccettature negative, purtroppo non c'è nulla da fare.

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  7. Ciao!
    Ho appena scoperto il tuo blog e devo dire che mi piace molto.
    Ammetto di aver sempre fatto un pensierino su questo manga, da quando l'ho visto per la prima volta in fumetteria, però non so perché non mi sono mai decisa a prenderlo!
    Però ammetto che mi hai dato una bella spinta per decidermi. La prossima volta che capito in fumetteria lo prendo.

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    1. Ciao e benvenuta :D
      Sei ancora in tempo per recuperarlo, il secondo volume uscirà con tutta calma a luglio (e poi è bimestrale, ergo spesa dilazionata) :D
      Fammi poi sapere se ti è piaciuto ^^

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  8. No dai che onore *___* <3
    Sono contenta che ti sia piaciuto molto! Abbiamo avuto la stessa sensazione iniziale per Ishida, io l'avrei preso a randellate ma poi mi sono messa anche nei panni di un ragazzino di quell'età, per quanto ho faticato XD Poi appunto le carte in tavole si rimescolano e chi semina raccoglie tempesta...Ora sono proprio curiosa di vedere come prosegue la storia, ripongo molte speranze in questo manga *_*

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    1. Ascolto sempre i suggerimenti delle persone di cui mi fido <3
      E poi questo titolo mi ha ispirato un sacco già dalla sinossi!

      Anche io non vedo l'ora di avere per le mani il prossimo volume, la storia ci ha mollate sul più bello alla fine del primo *__*

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  9. Io avevo avuto modo di leggere la one-shot originale (non ricordo che sito l'avesse consigliata, mettendo il link alle scans), quindi sono andata abbastanza a colpo sicuro.
    Alla fin fine, il primo volume ne copre quasi del tutto gli eventi, quindi le novità dovrebbero esserci nei prossimi volumi, e spero che il resto sia efficace come l'incipit, e non ci sia semplicemente un "allungamento del brodo" XD.

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    1. Per curiosità mi sono andata a cercare la One-shot originale anche io! E anche lei ti lascia nello stesso punto (anche se, devo dire, ci son un paio di punti che mi sono piaciuti fin di più del volume finale). In realtà sono davvero molto curiosa di vedere come evolve la situazione tra i due :D

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  10. Mi sembra un manga davvero maturo (a differenza del suo protagonista) e questi argomenti mi interessano, anche se evito quelli in cui vengono portati all'esagerazione. Me lo segno! Poi tu e Caroline siete una garanzia ;)
    Ogni volta che leggo di opere di questo tipo pubblicate in Giappone ne sono abbastanza contenta in un certo senso, perchè sono sempre uno strumento di denuncia che può arrivare a tutti e sensibilizzare sull'argomento. Da noi devo dire che almeno gli insegnanti non sono menefreghisti. I miei almeno erano molto attenti alle dinamiche di classe che, ahimé non erano proprio idilliache. La cosa peggiore è che spesso le vittime hanno paura di denunciare il fatto oppure iniziano a convincersi di meritarselo. Io non sono mai stata vittima di bullismo, ma spesso e volentieri, dato che sono una tipa cicciottella, imbranata, ma ero considerata "la più brava della classe" era facile che mi prendessero in giro a educazione fisica per esempio o mi dessero della secchiona. Questi elementi mi mettevano abbastanza sulla difensiva quando interagivo con gli altri. Ricordo anche che alle medie un mio compagno aveva dei capelli lunghi rossi carinissimi (che erano l'invidia di noi fanciulle), ma i maschi gli diedero così tanto della femminuccia che se li fece tagliare cortissimi. Non sono al livello di atti di bullismo veri e propri probabilmente, ma sono piccoli episodi che mi hanno fatta riflettere, perchè soprattutto da più piccoli, anche una parola detta per sbaglio può influenzare molto, anche troppo.

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    1. Cleide a volte queste prese in giro fanno male quanti gli atti di bullismo veri e proprio, perchè comunque non si fermano ad una sola presa in giro, ma continuano per tutto l'anno scolastico!
      Io devo ammettere di essere sempre finita in classi con coetanii/e simpatici o comunque tranquilli. Certo magari c'era qualche presa in giro ma nulla di vessatorio o cose del genere.
      Se non c'è educazione dalle famiglie, poi si cresce cosi' non c'è nulla da fare. Oppure a volte c'è educazione, ma per non sentirsi isolati si tende a socializzare col bullo ed a infierire sul malcapitato di turno. (scusate la digressione)^^.

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    2. Qualche presa in gira ci può stare, in realtà credo che faccia parte delle normali relazioni, il problema è quando il tutto diventa patologico e qualcuno diventa la vittima del branco. Una battuta infelice capita (e non dovrebbe capitare ma i ragazzini non sempre sono campioni di sensibilità), ma il vero dramma è quando la presa in giro diventa generalizzata e reiterata e la vittima diventa lo sfogo di tutti quanti (e per di più, chi non si adatta rischia di diventare vittima a sua volta).

      Il primo passo sono, come dice giustamente Caroline, le famiglie (che purtroppo ultimamente spesso sono manchevoli sul lato dell'educazione - ma lo sproloquio sulla disciplina e l'educazione ve lo risparmio, per questa volta) ma anche il messaggio che passa la società, per cui chi è "diverso" non è ben accetto. Ponendo che nel mondo reale il concetto di "normale" è piuttosto vago, ci vuole nulla ad essere il "diverso".

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  11. Oggi ho più tempo e sono tornata a leggere con più attenzione. Mi sembra molto bello, a partire dal tema. La cosa che mi lascia basita è che la storia si svolga alle elementari, dove la figura dell'insegnante dovrebbe essere importante per lo sviluppo dei bambini.
    Oltretutto a quell'età i piccoli sanno essere cattivi, ma di una cattiveria inconsapevole (ti faccio male ma non so esattamente quanto ti sto facendo male, quando per esempio ti prendo in giro). Magari sbaglio, ma io la cattiveria vera l'ho conosciuta alle medie, nel periodo pre-adolescenziale in cui se vuoi, puoi essere cattivo per scelta.
    In Giappone sono talmente inquadrati che mi sembra impossibile che certi comportamenti possano avvenire di fronte agli insegnanti, o che i genitori li lascino fare rischiando di perdere la faccia. Tu dici che invece funziona così anche tra i piccoli?

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    1. Nella mia vita ho assistito ad un solo grosso episodio di bullismo (quello raccontato in nota) e anche io ero alla scuola elementare. A quell'età (era uno degli ultimi anni) si è già abbastanza grandi per fare cose orribili e per gestire una logica di branco spietata. All'epoca io ero ben consapevole di quello che i miei compagni stavano facendo, così come lo erano anche loro, solo che non gliene importava nulla, anzi, preferivano continuare a divertirsi alle spalle della loro vittima.

      In Giappone credo (e dico credo perché le mie fonti sono tutte opere che trattano l'argomento e le dichiarazioni di alcuni autori che dicono di essersi ispirati alle molestie subite durante la scuola e non esperienza diretta) che il problema sia proprio nell'eccessivo stress che l'inquadramento e soprattutto gli esami continui e pressanti sottopongono i ragazzi. Poi lì la logica di gruppo è molto forte, per cui sono gli adulti stessi a non volersi sottrarre a ciò che la maggioranza decide (e di nuovo, questo fatto l'ho trovato in molte opere a tema, per cui temo che rispecchi la realtà).

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