mercoledì 7 settembre 2011

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Rurōni Kenshin - Kenshin samurai vagabondo

Himura Kenshin estrae la spada
Rurōni Kenshin (るろうに剣心 -明治剣客浪漫譚- Rurōni Kenshin Meiji Kenkaku Rōmantan - adattato in italiano come Kenshin Samurai Vagabondo) è la storia, ambientata dieci anni dopo la rivoluzione Meiji, di un samurai vagabondo di nome Himura Kenshin che decide di espiare la sua precedente carriera di assassino per gli Ishin Shishi (i rivoltosi del Bakumastu) giurando di non uccidere più nessuno e proteggendo la pacifica gente dell’epoca moderna grazie alla sua abilità con la spada. Al posto di una normale katana (tra l’altro vietata in quell’epoca) porta con sé una sakabatō, ovvero una spada a lama invertita, dove il taglio e il dorso dell’arma sono stati scambiati. In questo modo, anche padroneggiando la sua ancestrale tecnica assassina, l’Hiten Mitsurugi-ryū (飛天御剣流), con cui è in grado di sconfiggere qualunque avversario, riesce a non uccidere nessuno. Arrivato a Tokyo si imbatte in Kamiya Kaoru, una giovane insegnante di kendo, la cui palestra è minacciata da un criminale che usurpa il suo vecchio nome da assassino: Battōsai. Dopo averla salvata, Kenshin decide di fermarsi un po’ con lei e ben presto si forma intorno a loro un gruppo di compagni che vengono attrirati dal forte carisma del protagonista.

Himura Kenshin, in arte Battōsai
(quando era un assassino)
Purtroppo i capelli rossi e la vistosa cicatrice a forma di croce sulla guancia sinistra di Kenshin, uniti alla sua incredibile abilità con la spada, lo identificano inesorabilmente come Battōsai, richiamando molti fantasmi dal suo passato. Tra questi spiccano Shishio Makoto, un altro hitokiri (assassino) professionista che desidera bruciare Kyoto con i suoi fedeli soldati (la Juppongatana) e Enishi Yukishiro, che cova del rancore per Kenshin da dieci lunghi anni. Questo porta ad una continua spirale di scontri che accompagnerà il protagonista durante tutta l’opera. Kenshin cerca di vivere il più possibile la sua umile vita da rouroni, godendosi le piccole cose della vita quotidiane, che tra l’altro non sente di meritarsi, ma troppo spesso degli avversari sempre più spietati cercano di tirare fuori dalla sua anima lo spettro dell’assassino Battosai. Il protagonista offre quindi una sorta di dualità tra la figura bonacciona del samurai vagabondo e quella feroce e determinata dell’assassino e combattente professionista.

Kenshin e il suo gruppo di amici e compagni


Himura Kenshin
Si tratta di una storia intensa che non ha bisogno di spettacolari colpi di scena per appassionare il lettore e che riesce, nonostante la sua sconvolgente semplicità, ad essere trascinante e interessante fino alla fine. I nemici arrivano in ordine di forza crescente e Kenshin e i suoi amici li affrontano in singolar tenzone. Da subito si sa che saranno i buoni ad avere la meglio ma ogni scontro è appassionante e commovente. Le battaglie si combattono sia sul piano fisico che su quello mentale, tramutandosi in dei veri e propri scontri di volontà, dove il vincitore riesce a convincere il perdente della bontà del suo modo di essere (in pratica Kenshin prima ti sconfigge e poi ti fa la predica). Il lettore spesso si trova a comprendere anche le ragioni del nemico, a domandarsi chi sia realmente nel giusto e se forse il suo comportamento non sia in qualche modo giustificato. Nonostante le abilità belliche fuori dalla norma (per dire Sannosuke Sagara, l’amico di Kenshin, frantuma in scioltezza la pietra a mani nude) i protagonisti rimangono solo degli esseri umani per cui le ferite riportate in combattimento li marchieranno per sempre. Più gli scontri procedono e più i corpi dei personaggi risentono dei traumi subiti, dando all’opera un’aura di umanità e una leggera patina di tristezza che troppo spesso i manga shonen tendono a perdere (vedere One Piece, Naruro o Bleach per farsi un’idea).
Sannosuke affronta il monaco Anji
Molti dei personaggi più importanti sono stati samurai nel Bakumatsu, come Hajime Saitō (uno degli avversari più difficili di Kenshin ed ex comandante della terza squadra della Shinsengumi) o lo stesso Shishio Makoto, mentre altri sono ninja come Aoshi Shinomori, che all’epoca della caduta del Bakufu era il capo degli Oniwabanshū (お庭番衆) che proteggevano il castello di Edo. Per loro il combattimento rimane una forma di comunicazione fondamentale, solo grazie ad esso riescono a evolvere e, superando lo scoglio che troppo spesso li lega ad un passato intriso di sangue, riescono ad affrontare finalmente la vita con occhi diversi, adattandosi ad un mondo che non è più quello feudale. In generale i personaggi sono tutti molto intensi e ben caratterizzati (cattivi compresi) e riescono a coinvolgere pienamente il lettore con le storie che hanno da raccontare. 
Kenshin con la sua spada sakabatō
Nel manga viene tracciato un quadro storico interessantissimo del Bakumatsu (gli ultimi anni dello shogunato Tokugawa, periodo di guerre , tumulti e rivolte) e soprattutto del periodo dei dieci anni successivi alla rivoluzione Meiji. La società moderna, creata dopo la fine dell’età feudale, non viene mostrata come perfetta e democratica, ma anzi vengono presentate tante storie di quotidiana ingiustizia a cui i vari personaggi vengono sottoposti. Il governo (seifu) è spesso mostrato come corrotto o non in grado di gestire pienamente le varie situazioni ma di per sé ricco di buone intenzioni. In generale mi piace molto questo periodo storia giapponese, parecchio evocativo, dove vi è una contrapposizione tra le tradizioni feudali portate avanti per centinaia di anni e la spinta innovatrice del mondo moderno. Un Giappone che ormai non sa più cosa farsene dei samurai e dei ninja ma che comunque non può ancora fare a meno di essi e del suo passato. 

Kenshin affronta in pericolosissimo
Hajime Saitō
La serie del manga conta ventotto volumi ed è disegnata e sceneggiata da Nobuhiro Watsuki, allievo di Takeshi Obata e maestro di figure del calibro di Eiichiro Oda (One Piece) e Hiroyuki Takei (Shaman King). Il charcater design è abbastanza tradizionale ma l’autore inserisce degli elementi personali che contraddistinguono i personaggi, come ad esempio la cicatrice a X di Kenshin o la pettinatura a “gallo” di Sanosuke Sagara. Inoltre riesce a creare dei design assolutamente fantasiosi per determinati personaggi secondari per cui, su sua stessa ammissione, si ispira ai Comics americani (ad esempio Hulk) o ad altri manga, creando un effetto assolutamente irreale. Non che questi risultino fastidiosi, ricordando che Rurōni Kenshin è un’opera shonen senza alcuna pretesa di essere un documentario storico. In generale il disegno è di ottima qualità e questo si vede in particolar modo attraverso le scene di combattimento, dinamiche ed efficaci, e nelle espressioni dei personaggi, curatissime e di grande impatto. Gli occhi di tutti, ma specialmente quelli del protagonista, riescono perfettamente a trasmettere le emozioni e i sentimenti dei loro proprietari. La prima parte della serie è dedicata a piccole storie introduttive sui personaggi principali, seguita da due grandi saghe, quella di Shishio e quella di Enishi, basate su elementi del misterioso passato di Kenshin. 

Kenshin nella serie animata
Dal manga sono stati tratti una serie anime in novantaquattro episodi, due OAV e un film. L’anime racconta, nei primi sessantadue episodi, la prima parte del manga, fino alla saga di Shishio compresa, mentre le restanti trentadue puntate sono solo inutili filler. Fin dove segue l’opera originale l’anime è di ottima fattura, con stupendi sfondi, animazioni fluide e una regia che riesce ad alternare magistralmente le parti comiche a quelle più serie e intense. In particolar modo è assolutamente stupenda la colonna sonora, che accompagna perfettamente l’azione, e il doppiaggio giapponese è a dir poco fantastico, molto espressivo e azzeccato. Sia le voci dei personaggi che i modi di parlare sono favolosi. Ad esempio Kenshin parla come un vero samurai, usando forme arcaiche dei verbi e un linguaggio molto umile, mentre Sannosuke (l’attaccabrighe) si esprime come un teppista e marca molto la lettera “r”. 

Kenshin nel primo OAV, al tempo in cui era
ancora l'assassino Battōsai
Il primo OAV, Tsuihoku Hen, narra il passato di Kenshin quando era ancora l’assassino Battōsai, le sue azioni durante la rivoluzione come hitokiri (tagliatore di uomini) e soprattutto la storia della sua vistosa cicatrice. Il secondo Seisō Hen fa un riassunto generale dell’opera e introduce anche il personaggio di Enishi, la cui saga non è stata animata nella serie regolare, ma trasuda una tristezza indicibile e si discosta dal finale del manga. Entrambi sono delle piccole gemme dell’animazione per qualità della realizzazione tecnica e per l’espressività dei personaggi. Infine il film, Requiem per gli Ishin Shishi, propone una avventura non presente nella serie originale e, a mio parere, di qualità inferiore rispetto alle altre. Dal punto di vista tecnico si avvicina più alla qualità della serie televisiva che a quella (ottima) degli OAV. 

Kenshin con Kaoru Kamiya
In conclusione Rurōni Kenshin è indubbiamente un’opera di ottimo livello e, anche se non presenta un eccessivo realismo nella fisica degli scontri (per esempio Kenshin fa dei salti improponibili) e nell’aspetto dei personaggi (vedere Fuji o Iwambo per credere),  si può definire, senza timore di sbagliare, una pietra miliare del genere shonen. Riesce ad alternare momenti intensissimi ad attimi di puro divertimento, scontri mortali a gag comiche e non tralascia neppure il lato sentimentale (che è sempre gradito), potendo definirsi un manga assolutamente completo. Lo consiglio a chiunque voglia leggere o vedere una bella storia, emozionante e avventurosa. È degli ultimi giorni la notizia che sarà animato un terzo OAV, dedicato all’arco narrativo di Shishio, dal nome Shin Kyoto-Hen (nuovo capitolo di Kyoto), e che verrà girato anche un live sulle avventure del samurai con la cicatrice a X.


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SCRITTO DA: Acalia Fenders

Sono una blogger di Torino che si occupa di fumetti e animazione dal 2010. I mei interessi spaziano dai classici fumetti (di cui ha una considerevole collezione) ai telefilm, dai film ai cartoni animati (anime e non!). Amo il Giappone e ho una sconsiderata e inarrestabile passione per Batman.





8 commenti :

  1. Anche io *__* !! (e credo si capisca dalla recensione che ho scritto)

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  2. Avevo trovato delle figure da questo manga in rete e mi chiedevo da dove venissero. Sembra molto interessante, almeno come ambientazione, mentre i classici meccanismi dello shonen con nemici in ordine di potenza e combattimento+flashback+predica dopo un po'mi stufano. Proverò a leggerlo!
    Sapevi che le katane in realtà sono le spade a lama invertite importate dalla corea a cui è stato invertito il filo ad un certo punto? Io l'ho scoperto al museo nazionale di Ueno e sono rimasta sconvolta!

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  3. Guarda anche io non amo molto lo stile lineare (arriva un nemico -combatti - predica - nuovo nemico) ma in questo caso i personaggi e l'ambientazione si fanno perdonare lo stile semplice della trama. Prova a dare uno sguardo all'anime (è tutto fansubbato in italiano) che, nonostante sia un po' vecchiotto, è veramente ben fatto. Pensa che anche io ho cominciato a guardarlo con lo spirito del "ho visto tante immagini in rete" ma avevo anche deciso di mollarlo dopo 2 episodi se non mi avesse convinta (sono schizzinosa sull'età degli anime, nel senso che se sono vecchi mi ispirano poco). Bene, ora ho la collezione completa del manga in libreria -.-

    La cosa delle spade non l'avevo mai sentita °__°
    Ho anche tirato fuori il maga opuscolo informativo del museo della spada (Nippon Bijutsu Tōken Hozon Kyōkai) ma non parla delle origini. Dice solo che hanno trovato dei prototipi di spada giapponese in tombe del 4th-9th secolo e in alcune del periodo Nara. Non lo dicono di aver importato un'idea coreana >_<

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  4. Avevo iniziato a vedere l'anime tempo fa (come te per aver visto immagini in rete) e, nonostante mi fosse piaciuto, lo avevo abbandonato dopo un po' per il gran numero di episodi. Visto che però era di mio gradimento, l'avevo messo su dvd così da poterlo riprendere in seguito.
    Io amo questo genere di storie e, sto per dire un'eresia ma tu fa finta di nulla, mi ricordava alla lontana Ranma 1/2 (manga e anime che io adoro *-*).
    Mi spiace essermi persa il manga, ma lo hanno pubblicato negli anni in cui avevo preso un po' le distanze dai fumetti ç__ç
    Mi hai fatto venire voglia di reucperare anche questa storia...stai diventando la mia rovina XD

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  5. Alla fine non sono nemmeno tantissimi gli episodi "buoni", dato che dal 63 in poi sono solo filler, è leggermente più lunga di una serie doppia tipo Code Geass. I filler sono delle schifezze senza pari quindi non ha senso vederli, fanno solo venire la depressione (dal che si deduce che invece io me li sia guardati tutti in un momento di masochismo)-.-
    Pensa che ho cominciato a guardare il cartone auto-promettendomi che a quel giro non avrei recuperato il manga. Ovviamente arrivata alla fine degli episodi fedeli all'originale ho scoperto che c'era anche una saga che non è mai stata animata per cui i miei buoni propositi sono finiti nel cestino in un minuto. Sono una rovina per il mio stesso portafoglio XD

    Ranma 1/2 mi piace un sacco: è sulla lista dei manga da recensire ^^

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  6. Una recensione su Ranma 1/2 *___* Buonissima idea *-*
    Normalmente i filler non mi piacciono, ma a volte ci sono le eccezioni (vedi Ranma 1/2 di cui parlvamo prima XD).
    Vedrò di riprendere in mano questo anime...se solo avessi più tempo, riuscirei a fare tutto con più calma XD

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  7. Noto una "leggera" passione per Ranma 1/2nel tuo commento ^^

    Io con i filler ho un cattivo rapporto perchè spesso e volentieri degradano degli ottimi personaggi a delle marionette per fa risaltare il protagonista (anche se non lo merita).
    Poi, visto che magari la parte normale mi è piaciuta tantissimo, finisco a guardarmeli per vedere i personaggi in azione ancora una volta ma al 99,85% me ne pento amaramente. Ovviamente ho fatto così anche per Kenshin, ripetendomi ad ogni epidodio filler che magari il prossimo sarebbe stato meglio ma alla fine sono stati uno peggio dell'altro >__<

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