
Ad un certo punto della mia vita di lettrice di manga mi sono resa conto che apprezzavo sempre di più le storie seinen e shōnen e che amavo sempre meno gli shōjo, che cominciavo a trovare ripetitivi e poco sostanziosi. Così ho cominciato a pensare che, magari, la colpa era dovuta al fatto che sceglievo male i titoli romantici mentre avevo avuto maggior fortuna con quelli avventurosi. Magari non era lo shōjo a cominciare a starmi stretto ma era tutta colpa del fatto che mi stavo comprando solo delle robe poco interessanti di quel particolare tipo. Quindi ho deciso, per la prima ed ultima volta nella mia vita, di dare ascolto alle masse e di lanciarmi nell’acquisto di una serie firmata da un’autrice molto di moda solo perchè tutti dicevano che era brava, ovvero Arina Tanemura. Se piaceva a così tante persone un motivo c'era, no? In quel periodo usciva Jeanne, la ladra del vento divino e, senza né documentarmi né guardare un paio di episodi dell’anime, mi lanciai nell’acquisto. L’avessi mai fatto! Il risultato fu che per un bel po’ abbandonai lo shōjo e lo ripresi in mano solo con autrici completamente diverse che raccontassero delle storie molto più interessanti e sensate. La recensione di questa serie non l’ho ancora realizzata ma posso dire che si tratta di un’opera prevedibile, leziosa fino allo sfinimento e con dei personaggi odiosi. Assolutamente da tralasciare. Manco a dirlo da quella volta sulla Tanemura ci ho messo una pietra (diciamo un menhir) sopra e non ho mai più preso nulla di suo.