lunedì 12 ottobre 2015

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Stitches - Ventinove punti - Senza voce

La cover italiana del volume
Stitches - ventinove punti (Stitches: A Memoir) è una graphic novel disegnata e sceneggiata da David Small e pubblicata negli USA dalla casa editrice W. W. Norton nel 2009. Il volume, finalista per il premio National Book Award for Young People's Literature del 2009 e vincitore dell'Alex Awards nel 2010, è stato recensito sia dal New York Times sia dal Los Angeles Times ed è stato in prima posizione nella lista dei Best Seller del New York Times. L'opera, integralmente in bianco e nero, in Italia è stato edita dalla Rizzoli Lizard nel 2010 al prezzo di 19.90€ in volume da più di 300 pagine.

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Il piccolo David
Detroit, 1961, David è un bambino che vive in una famiglia profondamente infelice. La madre è una donna dura, silenziosa e rancorosa, piena di problemi personali irrisolti; il padre è un affermato medico radiologo che passa tutto il suo tempo in ospedale; con il fratello maggiore Ted, il piccolo David ha un rapporto distaccato, per cui spesso si sente solo. In realtà ogni elemento della famiglia tende a chiudersi nel suo spazio vitale, escludendo gli altri con un silenzio tangibile, privo di parole e frammentato solo da rumori impenetrabili come lo schiocco di ante chiuse di rabbia, il sordo rullare di una batteria o il suono secco di un pungi ball colpito ripetutamente. David, per esprimersi senza parole, si ammala.
La madre
Problemi respiratori e all'apparato digerente li ha avuti fin da neonato e suo padre si è sempre occupato freddamente di lui, prescrivendogli medicine, facendogli punture e clisteri e sottoponendolo a continue radiografie. Passano gli anni, la famiglia continua ad essere infelice e, un brutto giorno, un'amica della madre di David si accorge che il ragazzino ha una preoccupante crescita sul collo. Purtroppo, però, i genitori sottovalutano il problema, considerandolo solo una trascurabile seccatura e lasciano passare tranquillamente tre anni e mezzo prima di far sottoporre il ragazzino ad un intervento di rimozione.
La ferita sul giovane collo di David
David però non ha la ciste sebacea che pensa suo padre. David ha un cancro alla gola, per cui, entrato in ospedale piuttosto tranquillo, per un comune intervento di routine, ne esce tre giorni dopo, dopo aver subito due interventi che gli hanno lasciato il collo squarciato e ricucito alla bell'è meglio con ventinove punti e lo hanno privato della corda vocale sinistra e, con lei, anche della voce. Da quel momento inizia un lungo percorso che lo porterà, con difficoltà, a rialzarsi e ad affrancarsi dalla pesante figura della madre, combattendo gli spauracchi della sua infanzia e della sua nuova condizione.


Togliere la voce rende invisibile
La cosa più terribile di questo volume è che David Small non racconta una storia di fantasia ma sta raccontando la sua infanzia, l'infanzia di un ragazzino sensibile e dolce che rimane prigioniero di una famiglia allo sfascio che lo priva della voce sia psicologicamente, sia fisicamente. Sua madre non lo ama [1]. Suo padre è troppo impegnato per dedicargli tempo. La sua malattia oncologica lo lascia sfregiato e impotente, pieno di problemi di comunicazione e pieno di rancore per ciò che gli è stato detto e ciò, invece, che gli è stato nascosto. Il quadro psicologico che emerge dell'intera famiglia è splendido e spaventoso allo stesso tempo. Una famiglia cupa, piena di cattiveria interna, una famiglia che non riesce a prendersi cura dei suoi membri e che preferisce nascondere i problemi piuttosto che risolverli, una famiglia incapace di dialogare e di sorridere. Una famiglia che non vuole parlare.

Il padre (al centro) con altri due dottori
Il disegno dell'autore è perfetto per la storia che sta raccontando. Come essa, è duro, graffiato sul foglio, in parte apparentemente schizzato a china (quando invece è incredibile nel definire forme, sensazioni e emozioni dei personaggi disegnati) con un segno nero e nervoso, e in parte ombreggiato in modo acquarellato, quasi liquido. Il risultato è un tratto onirico ma concreto, estremamente cinematografico, caratterizzato da personaggi e prospettive a volte estremi, ma talmente riconoscibili che paiono ricordi appena usciti dalla memoria di un bambino. Anche lo schema della tavola è libero e alterna vignette con il bordo disegnato a mano libera con grandi splash page senza bordi. La cosa più impressionante, però, è l'espressività dei volti dei personaggi, che, tracciati con poche linee e un po' di colore grigio (che ne crea incredibili effetti di luce e ombra), riescono a far trasparire con un singolo sguardo un caleidoscopio di sensazioni.

Una sequenza meravigliosa

Stiches è un volume piuttosto semplice, come storia, ma complesso nei sentimenti e nei rapporti che vengono narrati. David Small tira fuori la sua infanzia, i suoi demoni, le sue cicatrici e le mette in tavola, mostrandole dal punto di vista del bambino non amato che è stato.
Un bambino piuttosto solo
Il risultato è una graphic memoir cupa, sferzante, ma anche approfondita e appassionante, un racconto doloroso e dalle forti ombre, i cui temi portanti sono l'inconsistenza di una famiglia infelice, un cancro giovanile e un difficile percorso di crescita personale che sfocia proprio nel volume che il lettore sta tenendo in mano. A coronare il tutto c'è un disegno meraviglioso [2], che riesce a delineare i personaggi in modo sintetico e facilmente riconoscibile e al contempo a trasmettere tutto un turbinio di sentimenti, tra cui rabbia e dolore, provati dalle loro controparti in carne ed ossa durante quegli anni. In definitiva consiglio questo volume a chi sta cercando una storia cruda e reale, una storia che non teme di mettere a nudo i segreti di una famiglia che non è stata in grado di diventare una vera famiglia e che si è accartocciata su se stessa a causa dei lunghi silenzi e delle  incomprensioni che l'hanno caratterizzata per troppi anni. Sconsiglio questo volume agli animi delicati. Pur non avendo al suo interno scene di violenza fisica eccessive, è molto improntato sulla violenza psicologica e crea magistralmente un'atmosfera opprimente e disturbante difficile da dimenticare.


Altre graphic novel recensite:
 

NOTE:

[1] Non tutte le donne sono fatte per essere delle buone madri, come non tutti gli uomini sono fatti per essere dei buoni padri. Ci sono, semplicemente, donne che non vogliono avere figli per mille motivi diversi (che non sono tenute a spiegare). Capisco che per molti (basti vedere i commenti sotto i post o i racconti delle donne childfree, per farsene un'idea) svincolare il ruolo di madre dalla figura femminile sia un'impresa eroica, ma non c'è nulla da fare, non tutte le donne vogliono essere madri. È così difficile rispettare la loro decisione quando la razza umana non si sta estinguendo? Costringere una donna che non vorrebbe avere figli a farli è un buon modo (ma non l'unico) per avere una pessima madre. La storia del "è una cosa biologica, tutte le donne per essere tali devono fare figli" è una boiata. Ci sono mamme del regno animale che abbandonano i cuccioli o addirittura li mangiano, e ci sono donne umane che, avendo diritto ai contraccettivi, fanno proprio in modo di non avere figli. Negli anni '50 questo non era accettabile ma adesso le cose stanno lentamente cambiando, anche se, in qualche assurdo modo, è ancora un dannato tabù il fatto di non desiderare figli (se sei una donna, ovviamente, l'uomo può fare sostanzialmente quello che gli pare senza essere additato come uno scarto della società) e la pressione sociale per averli, superati i venti, comincia a farsi sentire. I figli sono una responsabilità e una fatica, averli può essere una gioia o un insostenibile fardello: non è meglio che li abbiano le persone che sono veramente convinte di desiderar dedicar loro tempo, denaro e impegno?
 
[2] Dico spesso che il disegno è bello nelle opere che recensisco. Personalmente è la cosa (tra disegno, personaggi e trama) che meno cambia il mio giudizio su un'opera ma è anche quella che mi convince a prenderlo e a portarlo in cassa in fumetteria. Se sfogliando il volume il disegno non mi piace, alla fine non prendo proprio il volume (tranne rarissimi casi), quindi è piuttosto comune che nelle mie recensioni io dica di aver apprezzato lo stile dell'opera. Una cosa che, di solito, me lo fa apprezzare ulteriormente, è se ben si abbina con lo stile narrativo e con i temi trattati nell'opera, come in questo caso.


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SCRITTO DA: Acalia Fenders

Sono una blogger di Torino che si occupa di fumetti e animazione dal 2010. I mei interessi spaziano dai classici fumetti (di cui ha una considerevole collezione) ai telefilm, dai film ai cartoni animati (anime e non!). Amo il Giappone e ho una sconsiderata e inarrestabile passione per Batman.





16 commenti :

  1. Segnalazione davvero interessante per un volume di cui sento parlare per la prima volta.
    E' della Rizzoli Lazard, quindi magari è recuperabile anche in formato elettronico... Ci faccio proprio un pensierino (appena ricarico la postepay, però XD)

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    1. Grazie! Anche io non lo conoscevo ma appena l'ho aperto per curiosità ho pensato che non potevo lasciarlo in fumetteria :D
      Io non mi sono ancora convertita all'elettronico. Per ora tutta carta (che non so più dove mettere XD)

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  2. Ho tanti altri volumi degni di nota (di cui molti consigliati da te) da recuperare e non credo che questo sia il mio genere, però lo prenderò in considerazione.

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    1. Secondo me è una lettura piuttosto particolare, ma, come sempre, vale il fatto che non è detto che a tutti ispiri tutto :D

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  3. Molto interessante anche questo. Non lo conoscevo. Mi farò un giro unico di acquisti su amazon.
    "Donne= madri"... già :/. Quando si smetterà di credere a questo luogo comune sull'istinto materno, sarà sempre troppo tardi. Per me l'illuminazione al riguardo, è avvenuta leggendo i libri di psicologia infantile, di Alice Miller, la prima ad aver affrontato la correlazione fra madre infelice e figlio maltrattato. Oltre a denunciare gli effetti catastrofici che la "pedagogia nera" ha provocato nella psiche di milioni di infanti.

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    1. Io ho una fumetteria fornita che mi fa sempre saltare fuori qualcosa di interessante. Un po' è favoloso e un po' è un dramma XD

      Il fatto gravissimo è che non si considera una donna "una vera donna" se non ha avuto figli (o ancora peggio se non ha desiderio di maternità), come se solo e unicamente la maternità possa giustificare l'esistenza di una donna. Che tristezza.

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  4. Non avevo mai sentito parlare di questo volume quindi ti ringrazio per avermell fatto conoscere :)
    Al momento non sono in vena di storie del genere però è un titolo da non dimenticare in futuro! ^^

    Sulla questione donne e madri, io fin da piccola sono stata abituata a non accostare le due figure perché diverse donne attorno a me non hanno figli e non mi è stata mai presentata come "mancanza". Mi sono scontrata con questa idea piuttosto tardi, solo al liceo, quando una mia compagna disse che una donna senza figli era un mezzo fallimento. Poi lei stessa si rimangió la frase dopo averci riflettutto un po' per fortuna...però è un episodio che mi è rimasto impresso perché è stata la prima volta in cui mi sono resa conto che ci sono persone che pensano questo e che sono meno propense a cambiare idea. ^^" ci sono arrivata tardi...per fortuna forse XD

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    1. Stitches è un volume da affrontare al momento giusto perché è piuttosto pesante :)

      Anche a me la cosa non aveva toccato molto fino ad una certa età ma adesso, devo dire, comincio a percepire un po' (un bel po') di pressione sociale affinché mi riproduca. E la trovo una cosa piuttosto pressante ç__ç
      Ma quello che mi lascia sempre sconvolta, invece, è il modo in cui vengono descritte le donne che non vogliono avere figli per scelta.

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  5. Sembra molto interessante, ci penserò appena avrò qualche soldo in più da spendere, maledetti manga/libri/videogiochi costano troppo per i poveri studenti ;_;

    OT: Non è che hai visto/letto One Punch man? Se no te lo consiglio, è uscita ieri la seconda puntata su vvvvvd ed l'anime sembra spettacolare come il manga.

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    1. Mi sto sfogando adesso con i fumetti ma mi sa che quando avrò finalmente la casa dovrò tornare a ridimensionare gli acquisti anche io ;-P

      OT: Non l'ho mai letto ma sto sperando che lo pubblichino in italiano, ma credo anche potrei allegramente consolarmi con l'anime :D

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  6. Sembra un'ottima lettura, prima o poi lo leggerò sicuramente! ;-)
    Oltretutto, sapere che l'autore ha scritto la sua storia personale, avendola vissuta in prima persona, per quanto possa essere difficile - oltre che triste - da (de)scrivere è un qualcosa che aggiunge molto alla narrazione.
    E anche i disegni, vista la situazione, sembrano anche a me più che adatti e trovo che, per quanto letto nella recenzione, come sempre ottima :D, riescano a descrivere magnificamente il racconto, cupi, che esprimono tristezza e malinconia, in un certo senso leggeri sul foglio ma che colpiscono molto, come la stessa storia, direi. (E a questo punto sono diventata parecchio malinconica io D:)

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    1. Ultimamente sto leggendo diverse storie che sono tratte da fatti personali dell'autore e devo dire che l'intimità e la precisione del racconto si percepisce rispetto a quando viene narrata una trama di fantasia (un autore che mi fa spesso domandare se le sue storie sono autobiografie o meno, invece, è Jiro Taniguchi, con i suoi lavori spesso non riesco a distinguere) ^^

      La storia è indubbiamente triste ma la cosa positiva è che l'autore, nonostante tutto, sia qui a raccontarla, quindi ha avuto un suo riscatto :D

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