lunedì 15 giugno 2015

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Pillole Blu - Vivere e amare con l'HIV

La cover del volume
Pillole Blu (Blauwe pillen) è una graphic novel autobiografica realizzata dallo svizzero Freedrik Peeters nel 2001, pubblicata inizialmente dalla Atrabile e poi edita in Italia dalla Kappa edizioni nel 2004. Recentemente la Bao Publishing ha realizzato una nuova edizione (comprensiva di un capitolo finale in cui la famiglia racconta come sono andati gli ultimi tredici anni) al prezzo di 17,00€. Onestamente non conoscevo quest'opera ma, sfogliandola in fumetteria mi ha colpita particolarmente per una vignetta in cui il protagonista parlava con il medico di educazione sessuale e ho deciso di acquistarlo d'impulso senza neppure conoscerne il tema. Leggendolo ho scoperto di aver fatto un ottimo acquisto e che anche questo volume sta benissimo nel mio ripiano di ottime storie targate Bao Publishing (anche se non si direbbe: no, la Bao non mi paga per farle pubblicità, ma pubblica ottimo materiale).

La seconda festa (è in russo ma l'ho
trovato solo così)
La trama di questo fumetto è la più semplice e banale del mondo. Lui ad una festa conosce una ragazza che lo colpisce particolarmente. Anni dopo, quando lei divorzia dal primo marito, da cui ha anche avuto un bambino, la incontra ad un'altra festa e i due si piacciono di nuovo, cominciano a frequentarsi, diventano intimi e alla fine si accasano in una vera e propria famiglia. Fin qui nulla di speciale e, anzi, detta così, potrebbe sembrare una storia piuttosto piatta e comune, ma c'è un particolare che la rende decisamente inconsueta: Cati, la donna, e il suo bambino sono sieropositivi. Per Frederik, il protagonista e autore, che è sieronegativo e completamente impreparato sull'argomento, non sarà facile accettare pienamente la
La rivelazione della malattia
situazione, imparare a gestire l'idea della malattia latente e il pericolo del contagio, comprendere fino in fondo l'importanza delle medicine, supportare la sua compagna e, soprattutto, fare i conti con l'idea della morte possibile dei suoi cari. Cati e il piccolo, infatti, pur non avendo l'AIDS (essere sieropositivi significa che si ha in corpo il virus silente dell'HIV ma che la malattia vera e propria - l'AIDS - non si è ancora manifestata. In pratica si è delle specie di bombe ad orologeria per cui le medicine cercano di ritardare l'ora dell'esplosione, controllando la viremia) sono persone più fragili del normale e può bastare una disattenzione per condannarle ad un infausto destino, ma, con le dovute attenzioni, possono vivere una vita molto ordinaria.

I due protagonisti. In fondo
è solo una storia d'amore
Dal punto di vista dei personaggi bisogna ammettere che l'autore fa un lavoro splendido, mettendo in scena dei soggetti sfaccettati e interessanti, che colpiscono il lettore con la loro normalità. Infatti, questa volta, non si tratta di una storia di eroi, condottieri, pirati o guerrieri, questa volta ad essere protagonisti sono delle persone comuni che lottano tutti i giorni per sopravvivere in una condizione sfortunata. Oltre alla delicatezza del ritratto psicologico accurato che fa dei suoi cari, egli analizza, mostra, cura, indaga ogni aspetto della vicenda, palesando molto chiaramente gli stati d'animo dei suoi personaggi e il loro modo, a volte un po' goffo ma indubbiamente realistico, di affrontare l'intera faccenda. Certo, il fatto che racconti una storia personale, una storia che lo tocca dal vivo e che coinvolge la sua vera famiglia, sicuramente l'ha aiutato a creare dei personaggi vivi e pulsanti, ma il risultato finale è che riesce a dipingere su carta un affresco unico, che al contempo emoziona e insegna tantissimo al lettore, e che riesce anche ad evitare di cadere nel patetismo e nell'autocommiserazione più becera.

Il rinoceronte
Il disegno di Frederik Peeters è molto sintetico ed è caratterizzato da una linea morbida e semplice che traccia ogni cosa in scena, creando un effetto di contrasto tra il nero marcato del tratto e il bianco del fondo della pagina. Il character design è anch'esso molto particolare e offre personaggi stilizzati, dagli enormi occhi rotondi, ma a loro modo realistici, concreti ed estremamente espressivi. L'autore, che narra le vicende come se si trattasse di un diario, si diverte anche ad usare delle prospettive insolite, a soffermarsi su particolari rilevanti con campi stretti, dando ulteriore risalto alla gestualità dei suoi personaggi, e ad inserire simpatiche metafore per mostrare al lettore l'evoluzione proprio stato d'animo (come ad esempio il rinoceronte, che interpreta la presenza della malattia). Ci sono anche alcune scene di sesso ma sono incredibilmente delicate e dolci.

Il bambino malato prende una delle sue medicine


In prima battuta, quando ho letto che Cati era sieropositiva, ho pensato che questo volume sarebbe stato un dramma esistenziale senza fine, di quelli strappalacrime e tristissimi, ma, pian piano, leggendo pagina dopo pagina, la famiglia Peeters mi ha mostrato come la loro condizione non li renda poi così diversi dalle altre famiglie cosiddette "normali" e come sull'HIV ci siano fondamentalmente tanti pregiudizi e tanta ignoranza.
Una storia d'amore a tutto tondo,
sesso compreso
Io sono cresciuta a cavallo tra anni '80 e gli anni '90, anni in cui si fece una importante campagna di prevenzione sull'AIDS basata sul terrorismo psicologico (il claim era "Aids se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide") per cui, non avendone mai avuto esperienza diretta, mi immaginavo la sieropositività come una specie di mostro che non dà scampo a chi viene contagiato [1]. Leggendo questo volume ho scoperto una prospettiva nuova tramite cui guardare questa orribile malattia, una prospettiva che permette alle persone affette (a patto di attenersi ad alcuni comportamenti imprescindibili - come l'uso del preservativo [2] e l'assunzione continua e precisa delle medicine) di vivere una vita praticamente normale, di concedersi l'amore, di farsi una famiglia e, perché no, di avere anche dei bambini. Consiglio questo volume a tutti quanti, non sono per il delicato e approfondito affresco che fa della famiglia dell'autore ma per quanto riesca ad essere informativo e interessante al tempo stesso! L'AIDS e la sieropositività sono malattie da non sottovalutare e che vanno affrontate responsabilmente, ma non ostracizzate. Assolutamente un volume da non perdere!
 

Altre opere su temi analoghi:

  1. Trapianto di organi: Booking Life
  2. Anoressia: Questo non è il mio corpo
  3. Morte: Departures
  4. Decomposizione: Death Sweeper


NOTE:
Giusto per non mettere ansia
[1] Premesso che la campagna informativa secondo me è stata importantissima, mi ricordo che da ragazzina (pur non avendo comportamenti a rischio di nessun tipo - la cosa più estrema che facevo probabilmente era usufruire occasionalmente dei bagni pubblici) avevo comunque sempre un po' l'ansia di beccarmi questa benedetta AIDS se avessi toccato qualcosa nel posto sbagliato. Probabilmente un po' meno di sensazionalismo e un po' più di vera informazione all'epoca avrebbe fatto bene (soprattutto alle persone affette, che rischiavano - e rischiano - lo stigma sociale di untori) ma bisogna dire che AIDS era una malattia nuova, di cui si sapeva poco (fu riconosciuta nell'81) e per cui non c'era praticamente cura. Anche oggi non c'è una cura vera e propria per l'AIDS ma l'HIV può essere controllata con una terapia farmacologica e l'aspettativa di vita delle persone infette si è molto allungata, nella speranza che prima o poi i ricercatori riescano a mettere a punto un vaccino efficace che possa veramente fermare la pandemia.

[2] Con buona pace del Vaticano e del Papa che continuano a ritenerlo un sistema immorale di controllo delle nascite. Che poi (considerazione che non c'entra nulla ma mi va di farla) mi sono sempre domandata come mai i preti siano così ossessionati dal sesso degli altri: secondo me la storia del celibato non è che gli faccia troppo bene!



author

SCRITTO DA: Acalia Fenders

Sono una blogger di Torino che si occupa di fumetti e animazione dal 2010. I mei interessi spaziano dai classici fumetti (di cui ha una considerevole collezione) ai telefilm, dai film ai cartoni animati (anime e non!). Amo il Giappone e ho una sconsiderata e inarrestabile passione per Batman.





19 commenti :

  1. I volumi che arricchiscono e donano nuove prospettive alla nostra mente sono sempre i migliori!

    La nota 2 mi ha fatta sorridere... condivido la tua osservazione.. ahahha!

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    1. Concordo! Sono quelli che meritano di essere letti e, dopo un po' di tempo, di essere letti ancora per non dimenticare la nuova prospettiva :D

      La nota due è come se un vegano venisse a spiegarmi come cucinare ad arte il filetto ;-P

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  2. Mi ispira da morire, ma, maledizione, il mio primo stipendio arriva a fine luglio e intanto tiro la cinghia e prendo appunti. Sperpererò tutto fra fumetti e viaggio in Giappone -.- Però ne vale la pena.

    Anch'io ho avuto un'infanzia in cui ho subito terrorismo psicologico rispetto all'AIDS. Per fortuna mi ero interessata molto alla cosa e mi ero informata bene, ma comunque mi è sempre rimasto un senso di minaccia legato alla malattia del tutto sproporzionato rispetto alle cure che esistono ora.

    A proposito del celibato dei sacerdoti cristiani, lo sai che è diventato un vero obbligo solo fra il 1545 e il 1563 con il Concilio di Trento e che ha avuto molto peso la questione economica legata alle eredità (se i preti non avevano figli, alla loro morte invece di essere distribuite fra la loro progenie, le loro ricchezze tornavano alla chiesa)?

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    1. La Bao sta pubblicando un sacco di volumi davvero notevoli! Questo in particolare è notevole e istruttivo :D
      Vai in Giappone? Che bello *__*

      Secondo me, quello che non hanno ben spiegato sull'AIDS e sull'HIV all'epoca è il contagio. Dalle campagne mediatiche che hanno diffuso sembrava quasi che un malato potesse infettarti anche solo a sfiorarlo!

      Sì, lo sapevo. Mi piacerebbe vedere la faccia del tipo che si è fatto una pensata del genere (il primo che l'ha pensata, intendo). Non so bene la storia dell'eredità ma i protestanti ce la fanno da cinquecento anni, quindi credo che una soluzione ci sia ;-P

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  3. Penso sempre che sia difficile parlare di AIDS : sono in pochi quelli che ci riescono parlando a 360, senza fare i soliti moralismi...
    Pillole blu ci riesce... E' una delle poche opere a mio modesto parere

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    1. E non solo, penso anche che sia difficile avere la competenza in materia dell'autore e riuscire a raccontare una storia così personale senza andare nel patetico :D
      L'ho preso davvero per caso ma l'ho adorato in ogni sua pagina :D

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  4. Le prospettive di vita sono migliorate grazie agli studi medici in materia, quindi non avevi un immagine amplificata, ma rapportata al momento storico

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    1. Sì, certamente, ma all'epoca c'era molto terrorismo sul contagio. Che si prenda praticamente solo con trasfusioni e rapporti sessuali si sapeva, ma sembrava quasi che bastasse guardare un malato per beccarsela (cosa piuttosto esagerata) ^^

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  5. Sono argomenti motlo delicati, se l'autore è riuscito a mettere sottoforma di fumetto interessante e ben fatto una storia che riguarda vicende estremamente personali come queste, i miei complimenti.
    Io ho le basi riguardo a questa malattia e come si prende, ma un approfondimento in effetti fa sicuramente bene (in parte me lo hai dato tu stessa adesso!).
    Una curiosità mia riguardo alla storia del volume: la protagonista femminile sapeva di essere sieropositiva quando è rimasta incinta del bambino? Non per altro, ma mi sembra una questione abbastanza spinosa. Bis di complimenti se viene affrontata bene.

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    1. L'autore è stato davvero bravo. Si vede proprio che mette a nudo la sua esperienza e i suoi affetti, offrendo al lettore una visione personale e molto intima della vicenda. Non si sofferma troppo sul punto di vista medico (pur non tralasciandolo) ma si occupa molto dell'affrontare la malattia dal punto di vista psicologico. Tra l'altro lui e la sia compagna sono una bellissima coppia :D

      [SPOILER]
      Non viene mai detto come la donna sia stata contagiata e se sapesse di essere sieropositiva prima di avere il bambino. Probabilmente era un argomento troppo delicato per essere reso pubblico (però, probabilmente, era sieropositivo anche il suo ex-marito).

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  6. Ricordo bene anche io la campagna di terrore contro l'AIDS di quando eravamo piccole, addirittura uno dei libri illustrati che distribuivano nelle scuole mi fece avere gli incubi per mesi - potevo avere 6 o 7 anni, credo che in ogni caso i "comportamenti a rischio" fossero parecchio improbabili a quell'età.
    D'altra parte ora mi sembra che ci sia tantissima disinformazione, non so se per le pressioni della Chiesa (guai a parlare ai giovani di rapporti sessuali protetti, non sia mai!) o perché si è capito qualcosa di più riguardo alla malattia, per quanto si sia ancora lontani da una cura definitiva. Sarebbe bello che volumi come questo fossero mostrati ai ragazzi delle scuole medie e superiori, sarebbe un ottimo modo per sensibilizzarli senza stigmatizzare le persone sieropositive né isolarle.

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    1. Infatti, ma mi ricordo chiaramente che avevo il terrore di toccare qualunque cosa in determinati posti (tipo i bagni pubblici) per paura di prendermi la famigerata AIDS. La campagna fu efficace (forse fin troppo) ma davvero troppo terrorizzate XD

      Diciamo che ora come ora una cura non c'è (specie se si tratta di AIDS) ma si può controllare la sieropositività senza grossi problemi, arrivando persino a non avere più il virus nel sangue (ma solo nei linfonodi). Ora, sicuramente la Chiesa (e il fatto che sia comunque una malattia sessualmente trasmissibile, che non ha aiutato a parlarne apertamente - oltre al discorso che inizialmente si era sparsa la voce che fosse una malattia associata unicamente all'omosessualità, per cui averla, all'epoca, ti rendeva doppiamente escluso) ci ha messo del suo nella stigmatizzazione del malato. Ecco, a differenza di tante altre malattie l'HIV\AIDS porta alla stigmatizzazione del malato.

      Concordo pienamente, ci sono fumetti che andrebbero fatti leggere ai ragazzi per la loro formazione culturale!

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  7. Molto interessante, mi ispira e se lo trovo lo compro di sicuro. Da piccola c'era tanto terrorismo psicologico, è vero, oggi invece non se ne parla più. Da un estremo all'altro.

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    1. Già, fare le cose per bene è sempre difficile. Però trovo quasi che sia più pericoloso l'attuale non parlarne che il vecchio esasperare il terrorismo psicologico >__<

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  8. La tremenda pubblicità dell'AIDS la ricordo bene anche io... l'idea di beccarmi una persona con l'alone viola intorno metteva angoscia.
    Interessante, lo infilo subito nella wishlist di Amazon, sperando che qualche anima pia me lo regali e poi aggiunga anche un appartamento in omaggio ché qui non si sa più dove mettere la roba!!!

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    1. Quella pubblicità se la ricordano proprio tutti! 10 e lode al pubblicitario ma un pelo di angoscia in meno avrebbe fatto bene XD

      Non mi parlare dello spazio, la mia libreria mi chiede pietà ogni volta che mi avvicino per infilarci qualcosa XD

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  9. Io non l'ho vissuta tanto questa propaganda terroristica, forse perché mia madre era infermiera e mi aveva spiegato più o meno i rischi e le misure da adottare per non venire contagiati dato che lavorava tutto il giorno con siringhe e altro materiale che poteva essere infetto e ne prendeva le dovute precauzioni.
    Pochi giorni fa ho visto un nuovo spot sulla sensibilizzazione per il trattamento delle persone sieropositive nella società, era molto carino, se lo trovo te lo passo.

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    1. Possibile, sicuramente avere a che fare con una persona che lavorava direttamente nel settore della sanità ti ha aiutata a capire i veri confini della malattia e il concreto rischio di contagio ^^

      Ok, grazie ^^

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  10. Mi sembra un volume interessantissimo! Certi volumi dovrebbero essere pubblicizzati molto di più, soprattutto quando affrontano temi così importanti.
    Il fatto che sia informativo e non tendente al dramma è un incentivo in più per me che tendo ad evitare quei titoli che mi puzzano di "traGGedia", anche se poi le storie drammatiche e tragiche mi piacciono pure, solo che se sono annunciate tendo ad evitarle più spesso.
    I visi mi piacciono molto! :D
    Io non ricordo molto la campagna di prevenzione (non sono mai stata una particolarmente attenta ^^"), ma è vizio di molte campagne di questo tipo puntare più sul "mettere ansia" per spingere alla prevenzione, quando forse sarebbe più utile fare dell'informazione un poco più specifica. L'anno scorso, se non erro, avevo notato uno spot che mi era parso abbastanza buono invece...
    A mio parere uno dei problemi principali sta nel fatto che a scuola (almeno relativamente alla mia esperienza) il tempo dedicato all'educazione sessuale/sanitaria era davvero ridicolo e, quando si aveva occasione di parlare con esperti, si passava buona parte del tempo a sfatare miti in cui nessuno di noi studenti credeva (il bidet con la coca-cola per non rimanere incinte, per dirne uno XD) invece di parlare di argomenti più importanti che avrebbero dovuto organizzare gli esperti stessi. Noi avremo fatto sì e no un incontro e non ricordo nulla di particolarmente costruttivo purtroppo...

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