lunedì 30 novembre 2015

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Ikigami - Annunci di morte


La cover del primo volume
Ikigami (イキガミ) è un manga seinen scritto e disegnato da Motorō Mase a partire dal 2004. La serie, composta in tutto da dieci volumi, è inizialmente nata come una One Shot ma, a partire dal 2005, è stata pubblicata con cadenza aperiodica sul settimanale nipponico Weekly Young Sunday della Shogakukan fino al 2012. Dall'opera è stato tratto un film live action nel 2008 con la parte del protagonista interpretata da Shota Matsuda. In Italia Ikigami è stato pubblicato dalla Planet Manga con cadenza aperiodica a partire dal 2007 in un'edizione per fumetterie con sovraccoperta e carta interna piuttosto scadente (ha una marcata tendenza ad ingiallire) al prezzo di 7,00€ a volume (attualmente alcuni numeri sono esauriti, nonostante una parziale ristampa).

La vaccinazione dei bambini
In un paese asiatico sottomesso ad una dittatura [1] è in vigore la controversa "Legge per la Prosperità Nazionale" per cui ai bambini di prima elementare viene iniettato un vaccino obbligatorio. Uno su mille di quei vaccini contiene una capsula che esploderà quando il ragazzo avrà tra i diciotto e i ventiquattro anni, condannandolo ad una prematura e inevitabile morte. Ventiquattro ore prima dello scoppio un funzionare comunale consegnerà alla futura vittima l'avviso di decesso (o Ikigami), ossia la certificazione che proprio lui sta per morire. Il sistema è piuttosto intricato ed è fatto in modo che nessuno sappia che riceverà l'Ikigami prima delle fatidiche ventiquattro ore. Lo scopo di una pratica così crudele è di far in modo che la popolazione sia più conscia del fatto che la morte può avvenire in qualunque momento, rendendola più attaccata alla vita e portandola (teoricamente) a ridurre drasticamente il livello dei crimini e ad aumentandone al contempo la produttività sociale.

Il famigerato Ikigami
La storia ha una struttura episodica ed è incentrata sulle vicende di venti persone che ricevono l'Ikigami (due per volume) per mano del funzionario Kengo Fujimoto, la cui storia fa da cornice e da macro-trama al manga. Ogni episodio mostra un modo diverso in cui viene affrontata la notizia dell'imminente decesso. Alcune persone si disperano, altre si rassegnano, alcune, covando un odio cieco compiono crimini violenti, altre ancora cercano di sfruttare quel poco che rimane loro da vivere per fare del bene. Fujimoto stesso, d'altro canto, non è del tutto convinto dell'effettiva funzionalità della Legge per la prosperità nazionale e, caso dopo caso, comincia farsi crescere dei dubbi sempre più concreti sulla bontà (ed efficacia) della legge stessa e sul suo operato di messaggero. Purtroppo, però, nella nazione totalitaristica in cui vive, dare voce ai propri dubbi può voler essere arrestato e torturato dalla famigerata Polizia per la prosperità, un organo onnipotente ed onnipresente, che si occupa di soffocare la voce dei "demoralizzatori" contrari alla Legge, per cui anche lui deve ben fare attenzione a sussurrare i suoi dubbi in punta di lingua.

Il protagonista mentre consensegna un Ikigami

La cosa più strana di questo manga è il fatto che il protagonista Kengo Fujimoto e gli altri personaggi ricorrenti (come Ishii, il suo capo, e la dottoressa Kubo) abbiano una caratterizzazione piuttosto blanda, a tratti appena accennata, mentre i protagonisti dei singoli episodi, al contrario, mostrano delle personalità ben delineate e quasi dirompenti. In realtà sembra quasi che all'autore interessi di più mettere in scena le reazioni dei suoi personaggi minori davanti alla notizia che stanno per morire, piuttosto che costruire una vera macro-trama [2 - SPOILER].

Fujimoto e il suo senso del dovere (NPPA è la Legge per la Prosperità Nazionale)


A volte la situazione sfugge di mano
Il disegno di Motorō Mase è piuttosto netto e, grazie anche ad un'abile ombreggiatura, risulta sempre immediatamente comprensibile e pulito. Dato che il fulcro della storia sono le reazioni e i sentimenti davanti ad un evento prorompete e disturbante come una morte annunciata, una grande parte delle tavole è dedicata a mostrare i volti dei personaggi, che vantano un character design molto realistico (al punto che è chiaro che i soggetti messi in scena sono evidentemente asiatici - cosa piuttosto rara nel panorama del disegno nipponico) e che riesce a far trasparire immediatamente al lettore le emozioni che essi stanno provando. Da non trascurare è anche il fatto che anche le scene d'azione sono tutte dinamiche e facilmente intellegibili.

La disperazione dei parenti
(a volte)
Ikigami è un'opera che prende origine da un tema piuttosto difficile come "cosa faresti se ti dicessero che hai solo più ventiquattro ore di vita?", lo sviscera utilizzando le storie di diverse persone che si trovano nella situazione incriminata e trascina il lettore in una spirale di sentimenti contrastanti, retti da una sceneggiatura solida e ben calibrata e da un disegno pulito e espressivo. L'atmosfera della serie ricorda un po' quella di opere come Battle Royale (anche se è ben lungi da quel livello di sesso e violenza) o V per vendetta, dove un regime oppressivo e ucronico ha fatto il lavaggio del cervello alla popolazione, rendendola schiava di pratiche aberranti. Il suo punto debole, purtroppo, risiede proprio nel suo protagonista, Kengo Fujimoto, che, pur dando in qualche modo una sua risposta alla situazione, non riesce ad essere pienamente incisivo e a lasciare il segno. Il finale, di conseguenza, è piuttosto debole e mi ha lasciato un vago retrogusto di insoddisfazione (o meglio, avrei gradito un undicesimo volume integralmente dedicato al protagonista). In definitiva posso dire che la serie mi sia piaciuta molto per le storie delle vittime della "Legge per la Prosperità Nazionale" e per le reazioni (realistiche e vitali) che riesce a mettere in scena. Lo consiglio a chiunque voglia leggere un'opera ben sceneggiata e piuttosto cruda e non abbia bisogno di un protagonista incisivo per amare una serie. E tu, cosa faresti se ti dicessero che hai solo più ventiquattro ore di vita?
 


NOTE:

[1] Direi la Corea del Nord, anche se non viene mai citato direttamente. Nonostante i personaggi abbiano dei nomi propri squisitamente giapponesi e i rapporti diplomatici con il Giappone (mostrati in un episodio) non siano quelli reali (ma il poco di politica internazione che viene accennato è tutta fanta-politica). A sostegno della mia tesi porto il fatto che il paese è sotto una palese dittatura e che il leader assomigli a Kim Jong-il, al potere in Corea del Nord al tempo della pubblicazione di quest'opera.

[2 - SPOILER] Onestamente io non sono nemmeno del tutto convinta che l'autore sia contrario alla sua inventata legge. In diversi casi mostra come l'influsso della morte imminente porti degli effetti positivi sulle persone che circondano chi riceve l'Ikigami e tutti quelli che si dichiarano contrari e desiderosi di abbattere la legge spariscono dalla storia senza lasciar traccia. Persino il protagonista, quando alla fine si convince che tutto quello che fa è sbagliato, si limita a fuggire, non facendo nulla di concreto per distruggere quella legge iniqua.




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SCRITTO DA: Acalia Fenders

Sono una blogger di Torino che si occupa di fumetti e animazione dal 2010. I mei interessi spaziano dai classici fumetti (di cui ha una considerevole collezione) ai telefilm, dai film ai cartoni animati (anime e non!). Amo il Giappone e ho una sconsiderata e inarrestabile passione per Batman.





18 commenti :

  1. Oddio, sarebbe un fumetto che amerei!
    Non l'ho mai letto, conosciuto solo di nome... bella la trama, i giappi ce la usano a creare cose normal-distopico-dittatoriali, come se la vita proseguisse normale... mi piace per questo^^
    L'idea è ovviamente stramba, ma sarà gustoso vedere le varie reazioni^^

    Moz-

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    1. I giapponesi sono dei campioni a creare delle ambientazioni opprimenti, dittatoriali e profondamente distopiche. Direi quasi che è uno dei loro tempi più gettonati :D
      In questo caso specifico l'ambientazione è solo una scusa per raccontare le storie dei vari personaggi secondari ^^

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  2. Caspita, che serie interessante. Nonostante quella postilla sul finale, sembra decisamente intenso.

    Sulla domanda finale... Credo che mi ricongiungerei con il divino. Si, ripensando alla mia vita: penso che farei proprio così.

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    1. Il finale è l'unica parte un po' debole, secondo me, ma si può anche interpretare la storia come un modo per dettagliare i vari casi, senza soffermarsi troppo sul protagonista ^^

      Io credo che cederei alla gola e che cercherei di fare qualcosa che mi piace molto e che magari, per motivi di tempo o denaro tendo a non fare più ^^

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  3. Anche a me, il finale mi ha lasciata mooolto perplessa e insoddisfatta, anzi dopo 10 volumi (non sono pochi) sembra anche abbastanza una presa per i fondelli (infatti è stata una delle mie prime serie complete che ho venduto).
    L'edizione come dici tu, non è delle migliori nonostante il prezzo...specialmente la carta faceva davvero schifo. Per fortuna in questo senso la PlaMa poi è migliorata.

    Concordo, le varie storie dei malcapitati sono molto intriganti (all'autore non manca di certo la fantasia) pero' dopo un po' la struttura episodica stufa, perchè sai già piu' o meno come finirà il tutto.
    Io avrei analizzato meno persone e dato piu' spazio e spiegazioni alla parte finale...Oppure come dici tu un volume 11 ci stava tutto.

    Insomma l'idea non è malvagia anzi, pero' l'ending è troppo velocizzato.

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    1. A me la struttura episodica difficilmente stufa (ti dico solo che sono una lettrice piuttosto appassionata di Detective Conan, il maestro dell'episodio auto-conclusivo) ma mi sarebbe davvero piaciuto che il protagonista avesse dato una sua risposta più incisiva. Forse è l'abitudine data dai prodotti statunitensi (dove c'è etica dell'eroe a tutti costi) ma qui mi è mancato qualcosina.
      Un undicesimo volume, in cui poi il protagonista poteva anche decidere di fare quel che fa qui nel decimo, avrebbe comunque dato un po' più di respiro alla sua storia personale ^^

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  4. Per qualche motivo ero convinta che lo avessi già recensito, magari avevi fatto qualche accenno?
    Comunque la tematica è molto interessante.

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    1. L'ho comprato a Lucca Comics e l'ho letto subito dopo per la prima volta. Effettivamente l'ho nominato nel post su Lucca ^^

      Davvero molto, è uno di quei manga che ti fa riflettere ^^

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  5. Io ce l'ho e non lo letto (ma va'???).. non ce la posso fare! ;_;

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  6. Questo sembra proprio interessante. Non per il tema della distopia, secondi me,che ormai si è vista in tutte le salse, ma proprio per la questione delle morti annunciate.
    Direi che ci vuole un bel lavoro da parte dell'autore per immaginare e intuire le reazioni sia delle vittime che della società che le circonda in tutte le loro sfaccettature. E secondo me, il fatto che il protagonista non sia certo una persona straordinaria che cerca di cambiare lr cose è un elemento di ulteriore interesse: in pratica, le si vedrebbe dal punto di uno spettatore il più simile possibile a come sarebbe il lettore, una persona assolutamente normale e priva dei mezzi per reagire.
    Se lo trovo da qualche parte, questo lo prendo di sicuro!
    P.S. Per rispondere alla tua domanda finale, io cercherei di vivere quelle ventiquattro ore nel modo migliore possibile. Rileggerei il mio libro preferito, andrei a teatro (sperando di non beccare una rappresentazione pessima, magari), guarderei un film, mangerei i miei piatti preferiti, etc. E tu cosa faresti?

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    1. Diciamo che la distopia è la scusa per mettere in scena la Legge per la Prosperità Nazionale che altrimenti sarebbe stata difficile da spiegare.
      Il succo della questione è proprio il fatto delle morti annunciate e della spada di Damocle sulla testa di chi riceve l'Ikigami.

      Il protagonista è uno dei personaggi più neutri mai creati. Mantiene un interesse così scarso da parte del lettore da essere surclassato da tutti i personaggi secondari dei vari episodi (che invece sono personaggi forti e vissuti).
      Se lo trovi buona lettura :D

      PS: Credo che farei anche io delle cose che mi piace fare e a cui ultimamente sto dedicando poco tempo. Credo di piacerebbe andare a cavallo (non monto da un sacco di anni per vari motivi ma lo adoravo!), leggere e probabilmente scrivere un post di addio :D

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  7. Se avessi solo 24 ore di vita, probabilmente non fregherebbe a nessuno e morirei da solo. Quindi, andrei in campoagna in mezzo al verde, a guardare il cielo, prendere il sole e ascoltare il canto degli uccellini

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    1. È una risposta piuttosto pacata e rilassante. Io credo che cercherei di fare un po' di tutto quel che mi piace fare :D

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  8. Interessante ma forse non per me, troppo ansiolitica come storia.
    Cosa farei? non so, 24 ore sono troppo poche per fare davvero qualcosa di diverso dal solito. Perciò continuerei a fare le cose che faccio tutti i giorni. Sempre se mi riesce di farlo! con il pensiero sempre li, non è che uno si diverte...

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    1. Il tema trovo che sia una chicca :D

      Secondo me il rischio più grande è di sprecare il tempo residuo senza goderselo veramente, correndo a destra e a manca per cercare di ottimizzarlo e invece finendo per sprecarlo ^^

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