Death Note - Di malvagi assassini e menti brillanti

La cover nipponica del primo volume

Death Note (デスノート Desu Nōto) è un manga  shōnen composto da tredici volumi (dodici effettivi di manga e uno aggiuntivo che è la guida alla lettura), sceneggiato da Tsugumi Ōba (è uno pseudonimo, la sua identità e il suo genere sono sconosciuti, anche se molti sospettino che Death Note, per la sua complessità non sia la sua opera di esordio) e disegnato da Takeshi Obata (che personalmente adoro - è stato anche il maestro di Nobuhiro Watsuki e di Yusuke Murata, due mangaka che adoro) per la rivista Shōnen Jump della Shueisha. In Italia è stato portato dalla Planet Manga in un’edizione classica formato tankobon, senza pagine a colori o sovraccoperta, presto esaurita e poi ristampata in formato Gold (pessimo) e, infine, in un lussuosa edizione Deluxe (chiamato per l’occasione Black Edition – dato che ho la prima versione, l’ho solo tenuta in mano in fumetteria ma mi è parsa un’ottima edizione). Dal manga sono stati anche tratti una serie anime composta da trentasette episodi, due film animati (che espandono le vicende), una serie live action, un romanzo e un film.

Che aria da figlio modello

Light Yagami (Raito nella traslitterazione nipponica) è uno studente delle scuole superiori diligente e perfettino. Un giorno trova per strada uno strano quadernetto nero. Al suo interno vi sono delle istruzioni che spiegano che si tratta di un Death Note (un quaderno della morte) e che scrivendo sulle sue pagine il nome di una persona, una causa di decesso e una data, si decreta ineluttabilmente la morte della vittima designata secondo le condizioni dettate (a patto che lo scrivente ne conosca il volto, per evitare problemi di omonimia, altrimenti sai quanti John Smith o Mario Rossi si farebbero fuori in un colpo solo?).

La decisione di Light

Light è molto dubbioso ma percepisce immediatamente il potere dell’oggetto che ha in mano e fa un test scrivendoci dentro il nome di un teppista che aveva visto importunare alcune ragazze. Il ragazzo muore esattamente all’ora e nel modo scritto, lasciando Light un attimo scioccato. Dopo la crisi di coscienza più corta della storia (forse più breve c’è solo quella che ha Misato prima di spedire Shinji a calci in culo a guidare lo 00 senza preparazione alcuna), il giovane decide di usare quello straordinario potere che gli è piovuto dal cielo e si nomina giudice e boia, cominciando a sterminare i criminali incalliti. Dato che il suo ego è spropositato, però, decide di firmare ogni delitto con un modus operandi fisso, attirandosi addosso l’attenzione della stampa mondiale (che lo ribattezza Kira, la traslitterazione nipponica di Killer) e del miglior detective del mondo: L. L riesce ad avvicinarsi incredibilmente a Light ma l’arrivo di un secondo Kira (la stupidissima Misa Amane – per gli amici Misa Misa -, follemente innamorata di Light), anch’essa in possesso di un Death Note, confonderanno le acque, dando origine ad un lunghissimo duello psicologico tra il primo Kira e L.

 

La copertina del quaderno
della morte

Ma i Death Note da dove saltano fuori? In pratica solo le falci della morte degli Shinigami (gli dei della morte nipponici), delle specie di mostri antropomorfi, invisibili a tutti gli esseri umani, tranne a quelli che toccano i loro quaderni. Quindi, Light viene ben presto in contatto con Ryuk, lo shinigami annoiato (e un po’ stronzo), un soggettone pericoloso che ha fatto cadere volontariamente il suo Death Note nel mondo umano (anche se sarebbe, tipo, vietatissimo dalle leggi del signore degli Shinigami) per svagarsi un po’ (e di svago ne avrà a pacchi, visto che Light userà in modo decisamente creativo il quaderno). Accanto a Misa (ovvero il secondo Kira) c’è un secondo shinigami, ovvero Rem, una shinigami donna, che decide di donare alla giovane il quaderno di Jealous, un terzo shinigami morto per salvarla.

La noia tira brutti scherzi. La volta che internet arriva nel mondo degli
shinigami, magari Ryuk la pianta con queste idee geniali

Light ammanettato a L e Misa

I personaggi rilevanti messi in scena sono quindi una manciata. Da una parte avremo Light, arrogante, sicuro di sé, a tratti molto stupido (cioè, capiamoci, L ci mette davvero pochissimo a subodorare che Kira sia lui, con l’intera popolazione mondiale come sospetto iniziale. Light cade in un tranello stupidissimo) ed estremamente manipolatore. Light non è un personaggio positivo, non appoggio assolutamente le sue politiche e i suoi modi di fare ma l’ho adorato come personaggio perché è cinico e malvagio al punto giusto. Lo stesso non si può dire di L. L è il buono della situazione, quello che cerca di fermare un criminale omicida che si è eletto giudice e boia di presunti criminali e che non esita ad ammazzare chiunque gli dia fastidio, ma è assolutamente odioso.

Come mi irrita L non riesce a farlo quasi
nessun'altro personaggio!

O meglio, io non riesco a sopportarlo, con le sue maniere da neuro (le posizioni assurde, la fissa per le percentuali e, soprattutto, il fatto che mastica dolci a tutte le ore senza ingrassare) e le sue intuizioni geniali. Ho sperato che Light lo facesse fuori in fretta per quasi tutto il manga!
Il terzo personaggio rilevante, purtroppo, è indubbiamente Misa Amane, una gallina bionda che insieme ai capelli, si è candeggiata anche il cervello! No, seriamente, è uno dei personaggi femminili più infimi e sottomessi della storia del manga, un personaggio quasi offensivo! In generale questa serie è incredibilmente maschilista, e offre sempre e solo figure femminili stupide, sottomesse e incapaci di fare alcunché senza un uomo dietro. L’unica che si salva è Naomi Misora ma, purtroppo, dura pochissimo in scena!

 

Light, Misa e i due shinigami

Oltre ai tre personaggi principali ci sono i due suddetti shinigami: Ryuk è un tipo strano e pericoloso, di cui non ci si può fidare, che pensa sempre e solo al fatto di riuscire a ottenere il massimo dalle situazioni (ricordo che se un sacco di gente muore e la pace mondiale rischia di saltare è solo perché questo psicopatico, uno che la stessa empatia verso le persone di Joker, vuole svagarsi un po’), mentre Rem, anche se non è un genio, è gentile e persino materna (nei confronti di Misa).
A loro, negli ultimi volumi, si uniranno alcuni nuovi personaggi: Near e Mello (due che si spartiscono i tanti difetti caratteriali e la poca simpatia di L), Teru Mikami, uno schiavo di Light che si rivela stupido come un appendiabiti (anche se si sente un genio) e Kyomi Takada l’ultima delle cretine. Near, in particolar modo, è il personaggio peggiore della serie, visto che compare in scena e, senza alcuno sforzo, scopre tutto quello che L aveva impiegato volumi e volumi a far saltar fuori, prendendo a calci la sospensione dell’incredulità (va bene essere geniali, ma questo ha la sfera magica nascosta in un cassetto!).

Un gruppo di shinigami, spiccano Ryuk e Rem (quella in bianco vicino a lui)

Per nulla inquietante

Il disegno è uno dei punti forti dell’opera. Ho già detto di prima di apprezzare molto il tratto di Obata (di cui sto seguendo anche l’ottimo Hikaru no Go – appena finisce la ristampa ne parlo) che offre personaggi perfettamente proporzionati, estremamente ricchi di dettagli (basta solo dare un’occhiata all’abbigliamento gothic ricercato e paricolareggiato di Misa o ai capelli di chiunque) e dai volti realistici e espressivi (gli sguardi da maniaco psicopatico di Light sono imperdibili). Le tavole sono impostate in modo estremamente cinematografico e offrono un colpo d’occhio notevole grazie anche all’uso scenografico e ponderato che viene fatto del colore nero (sia per le masse nere - come quella di Ryuk - sia per le ombre, nitide e nette) e agli sfondi sempre curatissimi. Da segnalare è lo stupendo design degli shinigami, inquietanti e bizzarri al punto giusto ma anche dall’aria ingannevolmente amichevole.

 

L, lo sai che gli shninigami 
mangiano solo mele?

In conclusione Death Note è un manga che, pur avendo dei difetti (e quello più grosso probabilmente è l’estremo maschilismo dei personaggi) riesce a mettere in scena una storia dinamica e avvincente, piena di spunti interessanti (principalmente i duelli logici e psicologici tra i personaggi, ma anche il fatto di scegliere un personaggio palesemente negativo come suo protagonista) e che strizza un occhio al soprannaturale. Personalmente mi è piaciuto molto fino al volume sette, alla cui fine avviene un fatto che, purtroppo, distrugge gli equilibri del cast e che avrebbe potuto portare ad una immediata e ottima conclusione. Tsugumi Ōba, invece, ha deciso di continuare la storia, introducendo personaggi insulsi e poco interessanti, portando l’intera opera verso un progressivo calo qualitativo e pasticciano una trama che ormai aveva esaurito il suo spunto iniziale. Il finale, onestamente terribile, è un finale che butta alle ortiche tutto quello che è stato Death Note fino al volume sette, accontentando, forse, i detrattori di un certo personaggio, senza però, alla fine, soddisfare nessuno. Consiglio questo titolo agli amanti delle storie psicologiche e investigative, che non temano di leggere dei tankobon fitti di scritte e che possano sopportare lo sconforto di un pessimo finale. Fino al volume sette (compreso) Death Note è davvero un buon manga che merita una lettura, dopo prende una china discendente che lo porta verso un dodicesimo volume da dimenticare.