30 giorni di ... Reloaded - Giorno 10 - Il personaggio che ti è dispiaciuto veder morire

Su questo argomento, invece del solito listone della morte di personaggi che mi è dispiaciuto vedere morire (ve lo aspettavate vero? Smentisco la mia prevedibilità!), mi piacerebbe fare una piccola parentesi discorsiva (discorsiva come può essere discorsivo un elenco puntato). Generalmente tendo a dispiacermi per la dipartita di qualunque personaggio messo in scena, specialmente se ben realizzato. Che sia buono, meno buono o anche un fetente cattivo impenitente, non mi interessa, quando muore comunque mi dispiace (che ci posso fare, mi affeziono in fretta ai personaggi) e da questo nasce l'esigenza di non citarli tutti, altrimenti questo post diventava una cosa del genere i 100 e più personaggi la cui dipartita mi ha messo su tristezza. E oltre al fatto che un post di questo genere è un peso senza senso, sarebbe anche uno sbattone senza pari da realizzare. Vediamo quindi le varie tipologie di morte che si possono trovare in una storia (dopo il salto).

Vorrei sottolineare che una buona morte, sceneggiata in modo magari un po' teatrale, è un punto fondamentale di molte trame e riesce a fare da perno e da sostegno per l'intera azione successiva. Inoltre, personaggi già carismatici di loro, con una dipartita epica, riescono ad aumentare ulteriormente il loro charme. Non solo contraria alle morti dei personaggi, anzi, a volte trovo che sia un’ottima soluzione narrativa.

1) La morte improvvisa - Un gran colpo di scena

Non te l'aspetti proprio, il personaggio è uno di quelli giovani e forti, non ha malattie terminali, non ha subito brutti incidenti, non medita il suicidio, la serie non è nemmeno alla fine e lui muore. Così, senza preavviso, senza lasciare il tempo al lettore o allo spettatore di abituarsi. Senza nemmeno lasciargli il tempo di dare un addio decente ai suoi cari. Muore e basta, creando uno shock tale agli altri personaggi da spingerli a dare il massimo da lì in poi in sua memoria. E tu, che quella storia la stai seguendo, ci rimani male il doppio se in tutta la serie, prima del fattaccio, non era mai morto nessuno, neanche un dannatissimo personaggio secondario, se non nei flashback (ogni riferimento a One Piece non è puramente casuale - Oda, sei un grande autore ma vaffanculo, e tu sai perché!)!

2) Il malato terminale - Dead man walking

Tho, l'ho citato in due post consecutivi

Il malato terminale viene presentato come un personaggio con una qualche malattia (genericamente tossisce o vomita sangue, senza scendere troppo nei particolari sul tipo di patologia che l'affligge) molto grave. Può anche essere un soggetto giovane e forte. Spesso è anche uno che spacca in combattimento ma la sua malattia gli impedisce di entrare in azione in determinati casi (ovvero è una buona scusa per far combattere il protagonista e non il personaggio super forte, pur avendocelo a disposizione in caso di bisogno, o per farlo ritirare se rischia di ammazzare personaggi utili alla trama). In alternativa la 90% è la madre affettuosa del protagonista! Alla fine la sua malattia prenderà il sopravvento e lo porterà alla tomba. Ma non sarà (purtroppo) una sorpresona per nessuno (normalmente questi personaggi mi piacciono parecchio, cito solo Jūshirō Ukitake e Itachi Uchiha - uno è ancora vivo e spero che rimanga tale fino alla fine della serie!).

3) Lo scontro finale

Negli scontri finali qualcuno ci lascia quasi sempre le penne. È un dato di fatto. Il buono o il cattivo (o entrambi) devono per forza soccombere alla furia dalla battaglia finale. Non c'è nulla da fare ma, ormai, la serie volge al termine e una buona morte nell'ultimo episodio non fa altro che renderlo ancora più epico. Persino nei film animati della Disney il cattivo viene immancabilmente immolato nel finale (anzi, lì fanno una vera e propria strage, non ce n'è uno che si salvi! E pure quel santo buonistico patentato di Harry Potter alla fine riesce a far fuori il suo arcinemico).

4) Il suicidio volontario e il sacrificio

Circostanza più rara è il suicidio, ma, in certi casi, i personaggi si tolgono volontariamente la vita per i motivi più disparati. A volte è un fattore scatenante nella trama, che serve a motivare o a deprimere altri soggetti in scena. Un discorso assolutamente analogo si può fare per il sacrificio (anche se questa tipologia di morte è parecchio più frequente - non faccio nomi per non rischiare di essere lapidata da qualcuno che non ha letto/visto la serie). Qui un personaggio decide di sacrificarsi spontaneamente per salvare gli altri e questo suo gesto servirà a dare una spinta alla trama e a approfondire le varie psicologie dei sopravvissuti (e in molti casi equivale anche a infinite pare mentali!).

5) La morte annunciata

In alcune storie si sa che un determinato personaggio è destinato alla morte. Lo si sa e basta e nessuno si stupisce quando il tragico evento avviene. La natura di una tale consapevolezza si può cercare in due fattori: o nella scarsa capacità dello sceneggiatore, che imposta una trama con lo stesso valore morale di una telefona a casa del lettore per avvisarlo per tempo che quel determinato personaggio è spacciato, o in alcune necessità fisiologiche di intreccio. A volte, conoscere il fatto che un determinato personaggio sia destinato a morire, serve a delineare meglio la psicologia sua e di chi gli sta intorno (tipo come succede in Ali d’argento). Esecuzioni, seppuku, date di scadenza predefinite e il fatto di ricevere telefonate da bambine che ti dicono che hai solo sette giorni di vita sono tutte morti annunciate.

6) Le infinite resurrezioni

A volte gli autori ammazzano i loro personaggi nei modi più originali e dolorosi ma poi, nel giro di poche uscite, se ne pentono e li fanno risorgere. Ci sono casi conosciutissimi di questa pratica (basti pensare ai vari supereroi, che se rimangono morti morti un mese è già un miracolo! Oppure a Crillin, il campione inter-universo narrativo di resurrezione carpiata, o a quel caso famoso di quel libro fantasy vecchio di duemila anni, dove un tizio viene crocifisso ma nel capitolo dopo è di nuovo vivo!). Personalmente la ritengo una pratica deprecabile. Se il personaggio viene fatto morire deve essere una cosa definitiva. Il fatto che risorga a giorni alterni fa perdere tutto il significato e il pathos della sua morte. Una buona morte coinvolge molto il lettore, la resurrezione manda tutto a donnine allegre!

7) La non morte

Capita quando ci si trova in una serie dalle tinte horror. Dopo la magari non troppo serena scomparsa del personaggio in questione, il suo cadavere si alzerà e cercherà di mangiarsi i suoi ex-amici sotto-forma di zombie, ghoul, o prole di vampiro. Esempi in molte opere, ma mi limito a segnalare quel misto di tette e zombie di Highschool of the dead!

8) La morte degli sgherri e dei comprimari

Ok, lo sappiamo tutti che di questi ne muoiono a pacchi ma non frega assolutamente niente a nessuno del loro infausto destino. Servono solo a far numero e a mostrare quanto sia forte il personaggio o la catastrofe che ne ha causato la dipartita. Punto. Sono più che altro accessori insanguinati dello sfondo.

E con questo ho concluso (e come al solito mi è venuto un post lunghissimo). Tu cosa ne pensi delle morti dei personaggi?