lunedì 24 novembre 2014

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Prophecy - Profezie di crimini sulla rete

La cover del primo volume
Prophecy (予告犯, Yokokuhan) è una miniserie seinen composta da tre volumi, disegnata e sceneggiata da Testuya Tsutsui e pubblicata dall'editore Shūeisha sul magazine Jump Kai tra luglio 2011 e agosto 2013. Nel 2014 è iniziata la pubblicazione di uno spin-off, disegnato da Fumio Obata (autrice anche di Si dà il caso che, in anteprima a Lucca per la Bao) , dal titolo Yokokuhan: The Copycat. In Italia Prophecy è stato portato dalla J-Pop nel 2014 (è appena uscito l'ultimo volume in fumetteria) in un'edizione pregevole con formato tankobon, sovraccoperta, pagine a colori e carta bianca e spessa al prezzo di 6,00€ a volume. Si tratta di un manga dalle tinte drammatiche, di un thriller action in cui viene aperta una caccia all'uomo nei confronti di una figura che osa sfidare la società nella sua struttura più marcia attraverso elaborati strumenti tecnologici.
Continua dopo il salto!

Paperboy fa la sua predizione
Visti i recenti progressi della tecnologia informatica di grande consumo, a Tokyo è stata creata una speciale Sezione Anti Cyber Criminalità della polizia con lo scopo di punire e contenere i crimini perpetuati su internet. La rete, infatti, senza quasi regole e ad di fuori di una giurisdizione concreta, diventa facilmente ricettacolo di pirati, violenti e malintenzionati. L'anonimato [1] rende le persone sicure, strafottenti, irriverenti e spesso anche pericolose e porta alla creazione di fenomeni come i flame e il cyberbullismo che, pur nascendo tra le pieghe virtuali della rete, ben presto cominciano a sfuggire di mano e a influenzare in modo inquietante anche il mondo reale [2]. Ad un certo punto comincia ad attirare l'attenzione su di sé Paperboy, un misterioso soggetto che in strani messaggi video annuncia di voler punire in modo esemplare determinate persone che si sono comportate in modo ingiusto e scorretto (partendo anche dal principio che non solo le azioni possono ferire, ma che anche le parole, usate in modo crudele e arrogante, siano affilate come spade). Il fatto è che le sue profezie di punizione si materializzano poi sempre. La polizia comincia ad indagare ma chi si nasconde dietro il nickname di Paper Boy è davvero bravo e prenderlo non sarà affatto facile!

Paperboy non è solo un uomo, è un collettivo


Gates si compra un posto
in un internet cafè per agire
I personaggi messi in scena sono abbastanza pochi. Il gruppo di Paperboy è composto da quattro persone molto diverse tra di loro che hanno in comune il fatto di essere state marginalizzate dalla società (un giocatore compulsivo poco furbo, un musicista fallito disilluso, un giovane che è stato buttato fuori da un sistema lavorativo in modo umiliante per colpe non sue e il quarto è uno che per la sua timidezza si era rinchiuso in un mondo virtuale ma è stato costretto ad uscirne dopo la morte del padre - il termine non compare mai ma direi che è un esempio di hikikomori). Pur non conoscendosi inizialmente, questi quattro hanno assistito insieme a qualcosa di orribile ed estremamente disturbante che li ha uniti per sempre e che li ha spinti a percorrere la strada della criminalità per far sentire anche la loro voce e quella delle vittime del sistema .
La reazione della polizia
Uno di loro, quello soprannominato Gates, è il genio informatico del gruppo e il buon conoscitore del modo di pensare e delle reazioni on-line, nonché il più determinato a portare a fine il loro piano. Un altro è il più istintivo e diretto mentre gli ultimi due sono un po' più titubanti e arrivano persino ad avere dei ripensamenti sulla loro decisione. A contrastare questo variopinto ma organizzato gruppo c'è la Sezione Anti Cyber Criminalità, comandata dal tenente Erica Yoshino, una donna bellissima ma implacabile come un segugio e dolce come una trave d'acciaio. Il tenente Yoshino si metterà sulle tracce di Paperboy e farà di tutto per sventare i suoi piani, mostrando anche lei un'ottima conoscenza della rete e del suo modo a volte difficile da comprendere di agire e pensare.

La reazione della rete ad un annuncio
di Paperboy
Dal punto di vista del disegno bisogna dire che Tetsuya Tsusui, pur non usando un character design particolarmente originale, riesce a mettere in scena una tavola molto completa, ricca di dettagli e ben piena. I personaggi sono tutti molto espressivi e anatomicamente impeccabili e anche i particolari della tecnologia messa in scena sono abbastanza ben curati (secondo me l'autore non è né un vero hacker né un programmatore ma si è documentato a dovere per rendere la sua storia credibile, a differenza di altri che parlano di tecnologia senza conoscerla neppure per sbaglio). Infine, personalmente mi è piaciuto molto come ha disegnato gli occhi dei soggetti in scena, che sono sempre molto significativi, e il fatto che proponga delle prospettive molto particolari e scenografiche, che danno movimento ad un'azione naturalmente molto statica (la guerra sul web si combatte seduti ad una scrivania).

I quattro Paperboy insieme
In definitiva posso dire di aver amato molto questa serie composta da soli tre volumi. Se devo dire, la parte più debole è il finale, con il terzo volume molto concentrato sull'aspetto poliziesco della vicenda, mentre la parte più interessante era proprio la critica al mondo di internet e al diffuso malcostume della società, dentro e fuori dalla rete, dei primi due volumi [3]. I temi toccati sono molti, dal cyber bullismo, alla stupidità umana, alla denigrazione altrui solo per scopi pubblicitari (emblematico è l'episodio dell'associazione animalista. Quante ce ne sono in giro così? E non solo di associazioni animaliste, ma parlo in generale di tutti quei gruppi o individui che si ammantano di santità e si sentono liberi di dire tutto ciò che pensano senza alcun filtro e senza alcun rispetto per il prossimo. Neppure quello del buon senso), al pericolo che creano le logiche da branco, passando per il disprezzo che l'uomo riserva sempre di più ai suoi simili, per arrivare infine all'uso indiscriminato che si fa dell'umiliazione per mantenere delle posizioni di potere. A completare il tutto ci sono poi dei personaggi molto particolari (onestamente non sapevo per chi tifare, tra i Paperboy e la polizia) e un disegno che ben si adatta alla storia. Mi sento di suggerirlo a tutti quelli che vogliano leggere una storia un po' particolare, che affonda le radici nei meccanismi insiti in quella rete che noi tutti usiamo quotidianamente, anche in questo momento preciso, ma che non si esime dal fare una dura critica alla società, ai suoi modelli e alle sue strutture! Attenzione, nella serie ci sono alcune scene di violenza abbastanza marcate.



NOTE:

[1] In realtà l'anonimato in rete è fittizio. Anche se si scrive sotto nick o direttamente con l'anonimo è piuttosto facile per le autorità risalire all'identità reale dello scrivente. L'unico modo per essere realmente anonimi è appoggiarsi ad una rete come Tor e usare strumenti come un Tor Browser con determinate accortezze (che potete usare un Tor Browser ma se poi installate plugin che vi localizzano o ci usate Torrent - che comunica nel suo protocollo l'IP reale - vi beccano allo stesso ). Tra l'altro ultimamente, specialmente con lo sviluppo dei social network, si sta cercando di rendere l'anonimato il più piccolo è contenuto possibile, costringendo persino, in alcune occasioni, gli utenti a fornire i documenti per salvaguardare i propri account (come è successo a me con Google+). Chi legge questo blog magari non sa il mio vero nome ma Google ha una fotocopia della mia carta d'identità e il mio numero di carta di credito (per compare il dominio), quindi, in caso di bisogno, sa esattamente chi sono e dove trovarmi. Chi non ha fornito i documenti non si senta però molto più anonimo. Tutte le volte che si scrive qualcosa vengono mandati attraverso la rete dei pacchetti basati sul protocollo IP (protocollo di livello rete) che contengono nell'intestazione il l'IP Address, ovvero l'indirizzo da cui ci si collega e a cui ci si aspetta di ricevere i pacchetti di risposta. Ecco l'IP Address è un indirizzo codificato (ad esempio 127.0.0.1) ma per chi è in possesso dei dati di posizionamento geografico è come se ci fosse scritto l'indirizzo di casa dello scrivente (NOTA: l'IP che ho scritto non è il mio ma è l'IP di loopback, richiama la macchina chiamante). Persino diversi servizi di statistiche delle visite dei siti forniscono l'IP Address di chi ha aperto le pagine ai webmaster!


[2] E questo, purtroppo, è un quadro piuttosto accurato di quello che sta succedendo ad internet proprio in questi anni. Dal 2008-2009 circa, ovvero da quando gli smartphone e la tecnologia di grande consumo hanno fatto approdare sulla rete una massa di gente pecorona e spesso molto ignorante che fino a quel momento ne era rimasta fuori per limiti tecnici e tecnologici (ossia gente che non è in grado di usare un computer per navigare ma che riesce ad aprire Facebook con il telefono), le cose all'interno di un mondo virtuale prima molto di nicchia sono rapidamente evolute in modo negativo.

La prima conseguenza è stata l'esplosione dei social network profilanti (fino ad allora usati poco), che non sono altro che dei siti contenitore che hanno reso semplice ed immediato il fatto di poter dire la propria sempre, su qualunque argomento, praticamente senza moderazione e soprattutto senza doversi sforzare a creare contenuto (come sui blog o su altre piattaforme) o degli interventi decenti (come sui forum, su cui vige la scure dei Moderatori). Prima o si creava contenuto o ci si limitava a leggerlo e i commenti erano uno spazio limitato, usato da pochi e principalmente per argomentare determinate questioni. Adesso lo spazio commenti è diventato quasi uno sfogo, dove chiunque può scrivere qualunque cosa in modo rapido, immediato e senza praticamente alcun tipo di controllo (anche perché più gente scrive e più è difficile controllare, è un cane che si morde la coda)! Avete mai notato che i commenti sui blog e sui social hanno normalmente lunghezze molto diverse? Sui social due paroline buttate giù al volo come in una specie di flusso di coscienza spesso bastano, sulle piattaforme più tradizionali no.

Inoltre, grazie ai social, l'utente sceglie le pagine e le persone con cui essere in contatto, nascondendosi tutto il resto, e creandosi, di fatto, una piccola sotto realtà virtuale dove tutti o quasi la pensano come lui. Poi, specialmente se ignorante e/o ingenuo (e qui torniamo all'inizio della nota quando parlavo dell'invasione degli ignoranti), più l'utente passa del tempo in questa fetta di realtà e più crede che tutti la pensino in quel modo, autoalimentando le proprie fantasie e il proprio stesso modo di pensare. E così si formano sacche di misoginia, omofobia, razzismo, fascismo, non rispetto e cattiveria pura assurde, sacche convinte di essere nel giusto perché "tutti dicono così" (ma tutti chi? La fetta del social che ognuno vede è solo la propria piccola fetta). Persino l'informazione, che prima era veicolata da fonti autorevoli (come giornali, telegiornali e affini) e in qualche modo responsabili delle loro pubblicazioni, adesso è in mano a chiunque voglia scrivere qualcosa senza alcun limite. Anzi, vige la regola assurda del fare più click/like possibile, sbattendosene di veicolare contenuti giusti e/o veri, e, anzi, cercando a tutti i costi il flame più pecoreccio possibile. Il risultato di questi fattori combinati è che il clima che si respira nella sezione commenti dei social è spesso sgradevole, denigratorio e irrispettoso. E i troll, quelli veri, quelli che scrivono appositamente per creare reazioni di pancia guadagnano click senza limiti.

Non che prima internet fosse un giardino dell'Eden (gli idioti, i flame e i troll - che no, non sono persone che fanno scherzi cretini ma sono personaggi che godono nel dar fastidio, insultare e far scatenare liti interne! - già esistevano da tempo), ma questi fenomeni irritanti e fastidiosi erano molto più relegati a nicchie ed erano contenuti dall'autorità autogestita (i soliti moderatori e admin, nel bene e nel male). Inoltre, era anche molto più facile svincolarsi in caso di cyber-bullisimo (bastava cancellare l'account, cosa che se fatta adesso porta alla perdita del proprio nome reale con cui gestire il profilo e di tutte le funzioni di feed reader dello stesso. Oltre al fatto che, usando il proprio nome, spesso il cyber bullismo esce poi dai confini di interent, ma questo è un'altro discorso).

Come sempre succede, le piccole realtà possono esistere anche senza una "polizia" che faccia rispettare le regole con il pugno di ferro (in questo caso la netetiquette) ma, quando la comunità aumenta di numero, si va naturalmente incontro a dei fenomeni sgradevoli di prevaricazione e di intolleranza difficilmente controllabili anche solo per motivi di numerici (banalmente: quanti dipendenti dovrebbe avere Facebook per controllare ogni pagina e ogni discussione per eliminare i contenuti incivili?). Più gente approderà su internet e più ignoranti, violenti e discriminatori avremo in giro. E la violenza e la discriminazione porta solo ad altra violenza e discriminazione, in un loop autoalimentante.

Una soluzione a tutto questo non credo sia attuabile con i mezzi attuali e men che meno con un piano di censura della rete, che per sua natura tecnica è in gran parte assolutamente incontrollabile (tant'è che la lotta alla pirateria è una guerra persa in partenza). Credo che l'unica soluzione sia l'alfabetizzazione e l'educazione della popolazione su larga scala, che però parte dell'educazione del bambino in famiglia e dalla scuola (che va potenziata, invece che smantellata, come cercano di fare in Italia da almeno vent'anni diversi governi), più che dalla rete. La rete è solo uno specchio della reale ignoranza, della maleducazione e della stupidità della popolazione (e il quadro che emerge non è incoraggiante) che quando si trova nella sua fetta di realtà creata dai social e dalla sua rete di letture, scrive di pancia e senza filtri.

Nel mio piccolo non mi arrogo il diritto di educare nessuno ma curo il mio blog su una piattaforma tradizionale e non ho abilitato i commenti dei social network (che pur tuttavia uso regolarmente perché sono convinta che lo strumento in sé non sia malvagio, ma è malvagio l'uso che se ne fa) per cercare di tenere Prevalentemente Anime e Manga al di fuori di queste logiche. Vorrei che questo posto rimanesse un angolo dove chiacchierare civilmente di argomenti, anche leggeri, senza promuovere violenza e creare guerre di religione per sciocchezze. Mi leggeranno meno persone? Pazienza, almeno quelle che arrivano qui sono educate e cordiali anche se non la pensano come me!
 

Arrr! (source)
[3] Anche se non condivido le prime pagine con quella condanna alla pirateria on-line. Studi (esempi qui e qui) dimostrano che la pirateria non crea effettivo danno all'azienda ma, anzi ne aumenta i profitti, facendo girare maggiormente girare e conoscere il prodotto. Chi voleva (o poteva) comprare tanto compra allo stesso, mentre chi non vuole o non lo può comprare, se gli viene tolto il canale della pirateria, tanto non comprerà allo stesso. Ogni copia piratata non è una copia persa per l'azienda, semplicemente è una copia che non sarebbe mai stata venduta, ma ogni copia piratata è una potenziale copia venduta (se il prodotto piace, se i gadget messi con il cofanetto sono particolari, se l'edizione merita e via discorrendo).


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SCRITTO DA: Acalia Fenders

Sono una blogger di Torino che si occupa di fumetti e animazione dal 2010. I mei interessi spaziano dai classici fumetti (di cui ha una considerevole collezione) ai telefilm, dai film ai cartoni animati (anime e non!). Amo il Giappone e ho una sconsiderata e inarrestabile passione per Batman.





33 commenti :

  1. Fumetti di questo genere anticipano di anni sia film che telefilm.
    Molto particolare quest'opera, non la conoscevo.

    Moz-

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    1. Devo dire che è il primo fumetto che mi trovo a leggere che tocchi così con mano le tematiche del web e dei problema dei flame, del cyber bullismo e della manipolazione in rete ^^

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  2. Di questo mangaka, molti anni fa, avevo letto un volume unico: duds hunt. L'idea non era male e in questa miniserie è presente, come in duds hunt, una certa attenzione ler gli emarginati e per la rete. Ai tempi quel volume non mi fece impazzire, anche perché ero una lettrice ancora inesperta e non avevo mai letto altri seinen prima di allora. Forse se lo avessi letto oggi ne avrei avuto un'opinione diversa. Purtroppo (?) l'ho rivenduto anni fa ormai. Da quel che ricordo (anche se devo dire che mi è rimasto abbastanza impresso), Prophecy mi sembra più articolato e maturo, sia come trama sia come disegno. Lo avevo ignorato perché, appunto, questo autore non mi aveva colpita particolarmente. Se trovo occasione di recuperarlo però ci faccio un pensierino ora che ne so di più e mi sembra più interessante.

    Per quanto riguarda le note al post...io ormai mi rifiuto categoricamente di commentare sui social nelle conversazioni "pubbliche" perché è come parlare al nulla. È come cercare di parlare con una piazza intera! Alla fine viene tutto equivocato, ignorato o preso come scusa per insultare -.- purtroppo per certe cose ormai i social sono indispensabili e, come dici tu, l'idea di fondo non è brutta, ma usata malissimo. Le mie piattaforme preferite restano i blog. Saranno anche pubblici, ma li trovo spazi molto più sereni anche quando sono più frequentati.

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    1. Mi piacerebbe recuperare gli altri volumi di questo autore perché Prophecy mi è piaciuto proprio tanto sia come tematiche, sia come svolgimento dell'azione ^^
      Anche a me capitò che alcuni titoli che lessi appena iniziato a collezionare manga mi siano risultati un po' indigesti ma che li abbia poi rivalutati in seguito ^^
      Ce n'è uno in particolare che vorrei rileggere (appena ho un attimo di tempo) perché lo archiviai come cagata inenarrabile ma potrebbe avere, invece, degli spunti interessanti :D

      Io ogni tanto ci casco e commento anche nelle discussioni aperte sui social. Non sto a scriverti che o il mio commento viene ignorato del tutto o poi mi pento amaramente di averlo scritto. Prima o poi imparerò e smetterò anche io di farmi del male in questo modo >__<
      I blog sono molto più moderati (non so se a te capita, ma a me ogni tanto arriva qualche commento super-idiota che faccio prontamente sparire) e poi la community è molto più piccola ed educata, non c'è nulla da fare. Se si vuole partecipare ad una discussione non c'è nulla come un caro e vecchio blog :D

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    2. Pensa che archiviai così anche il primo volume di Angel sanctuary (l'idea dei personaggi dal sesso ambiguo mi aveva spiazzata ai tempi...e dire che ora sono presenti in quasi tutto ciò che leggo! Anche quando non li cerco di proposito! XD) mentre ora è una delle mie serie preferite! Sono curiosa...di che serie si tratta, se posso saperlo? :3

      Fai benissimo! Per fortuna a me sono capitati solo 2-3 messaggi spam ma non ho mai dovuto cancellare commenti idioti o di troll. Mi sa che il mio blog non ne attira tanti (penso perché meno visibile)...per fortuna!

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    3. La serie è Maze, uscita per la Play Press un secolo e mezzo fa, ma ho il dubbio che sia effettivamente una cavolata, è una vita che non lo rileggo XD
      Io di solito faccio il contrario, tendo ad andare fino alla fine della serie testardamente. Sono pochissime le serie che ho droppato >__<

      Qualche troll da queste parte è passato ma erano più che altro poveri idioti in lacrime perché a loro piaceva una serie che ho osato stroncare XD

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  3. Non vedo l'ora di leggerlo, ho comprato questo manga con grandi aspettative!

    La rete ormai è contaminata da ogni sorta di schifezza e i bimbi di 6 anni già ci navigano come se niente fosse.. ormai è diventata uno specchio perfetto della realtà.

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    1. È decisamente particolare come manga :D

      Il fatto è che prima internet era dominio di pochi, che lo usavano con una certa consapevolezza, mentre ora ci vengono letteralmente sopra cani e porci.
      Prima o poi approfondisco anche il problema dei cosiddetti "nativi digitali" che, secondo me, non sono affatto più preparati della nostra generazione a navigare in rete ^^

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  4. In qualche modo mi ricorda death note, anche se immagino non c'entri moltissimo.
    Molto interessanti le tue riflessioni a fine post!

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    1. In realtà questa similitudine con Death Note (che ho sentito tirar fuori anche su Fumetti di Carta) secondo me non c'è. Anzi l'unica cosa simile è che ci sono un criminale e un poliziotto che si affrontano ^^
      Light Yagami si sente Dio, mentre Paperboy vuole solo correggere alcune ingiustizie che la società ignora.

      Grazie ;D

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  5. Ti ricordi Aca-Chan il nostro patto? Se tu ti compri "Ayako" io mi compro "Prophecy" ;)
    E non mi sono pentita dell'acquisto anzi...l'ho finito giusto l'altro giorno (finalmente hanno pubblicato il 3 dopo tantissimo!) e il finale mi è piaciuto molto, per nulla scontato e molto "profondo".

    Una curiosità: la versione J-POP è presa da quella francese, non da quella giapponese. I materiali sono francesi e la traduzione è fatta dal francese. Mi ricordo che quando chiesi numi sulla loro pagina, mi dissero che Prophecy era uscito (in tankobon) prima in Francia che in Giappone, per cui loro hanno preso i diritti dell'edizione Ki-On (la casa editrice francese). Ora non so se è vero o una bufala che si sono inventati per darmi una risposta, in ogni caso l'edizione è ottima, come giustamente fai notare tu...Pagine a colori e buona carta.

    Complimenti per la recensione, molto esaustiva come sempre <3

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    1. Certo che mi ricordo :D E sono davvero felice che ti sia piaciuto, è un titolo particolare ma che porta a riflettere su molti aspetti anche della nostra vita quotidiana ^^

      Ho letto sulla wikipedia francese che Prophecy è una collaborazione con la casa editrice Ki-On per cui credo che la versione della J-Pop sia vera. Non l'avevo scritto nell'introduzione perché non avevo altre evidenze dell'informazione (se non, appunto, la scarna pagine di wikipedia in francese dell'opera) ma se la casa editrice italiana conferma allora credo che sia corretto ^^

      Grazie mille <3

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  6. Fantastico!
    e dire che dal titolo pensavo fosse una storia stile minority report XD

    per i commenti idioti su internet potevo capire quando c'era il vero anonimato (nei forum ormai vecchi 5 anni), invece mi perplimono assai i commenti i commenti trolleschi\vandalici su facebook.
    Come fanno a scrivere certe cose se tutti vedono la tua faccia e il tuo nome?
    capisco l'ignoranza di quest individui, ma mi sembrano troppo surreali O.O

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    1. No, assolutamente. È una storia di attualità, non di fantascienza :D

      Anche io non mi capacito come mai certa gente commenti con il suo vero nome con tale violenza e idiozia. A volte ci rimango di sasso! Poi penso che se lo continuano a fare e non hanno alcun tipo di conseguenza c'è davvero del marcio di fondo nella società. Ho letto commenti inneggianti allo stupro, alla violenza fisica, alla morte e certi discorsi da far rizzare i capelli in testa. Tra l'altro tutto scritto, a imperitura memoria (come dicevano i romani verba volant, scripta manent) =__=
      Diciamo che ormai siamo in una situazione in cui la realtà supera la fantasia!

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  7. Devo dire che sembra un titolo veramente interessante, quindi se avrò modo di recuperarlo - magari dopo Natale - lo farò volentieri (soprattutto dato che è una mini serie conclusa!).

    Bellissimo post e notevole il commento sulla società virtuale nelle note in fondo. E' sempre bello vedere che in contrapposizione a tante pecore senza rispetto esiste ancora chi ha un concetto di etica anche in un mondo meno "palpabile", ma tanto concreto quanto quello reale. :)

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    1. Il bello delle miniserie è che sono un impegno relativo nel tempo. Non sai quante volte mi sono un po' bloccata davanti ad una serie lunga (poi mi sblocco, per la gioia del mio portafoglio XD).

      Grazie :D
      Fare considerazioni come quella in nota mi dispiace davvero tanto ma, purtroppo, è la piega che un po' tutta la sfera dei social network ha preso. Il rispetto dovrebbe essere la base di qualunque confronto ma, purtroppo, è anche quello che si sta estinguendo sempre di più ^^

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  8. Ho apprezzato questa miniserie, ma ammetto, come te, che il finale è meno coinvolgente del resto, come se ad un certo punto fosse necessario finire, e lo si è fatto più frettolosamente, mettendo meno in risalto la critica sociale emersa all'inizio. Toccante la scena del ricordo dell'unico desiderio dell'amico morto, che in fondo non desiderava altro che chiamare suo padre "Papà" per la prima volta in vita sua.
    Sulla pirateria, ammetto che ultimamente il mio punto di vista è un po' cambiato: la pensavo come te e per gli stessi motivi, ma il problema è che nelle generazioni più giovani, grazie alla disponibilità di contenuti reperibili gratuitamente, si sta affermando sempre di più il concetto che ormai è praticamente da stupidi pagare per qualcosa quando puoi averlo gratis. Mi spiego meglio con un esempio: se provo un manga in scans e mi piace, una volta pubblicato nel mio paese lo compro; molti giovanissimi, invece, non lo comprerebbero neanche avendone la possibilità perché tanto possono averlo gratis. Secondo me, è questa mentalità ad essere potenzialmente dannosa

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    1. Quello che mi è dispiaciuto è che che nell'ultimo volume la critica sociale sfumi quasi del tutto. Certo c'è la storia del povero ragazzo che non aveva conosciuto suo padre ma le parti più interessanti e rilevanti, da questo punto di vista, erano già state raccontate. Alla fine ho empatizzato molto con il tenente, ho avuto la sua stessa reazione sul finale ;-P

      Sulla pirateria secondo me non è del tutto così. Nel senso che grazie ad essa alcuni contenuti (tra i cui i manga) sono più diffusi tra i giovanissimi che, come dici giustamente, poi finisce che spesso non comprano. Certo, è aumentata la percentuale di chi "legge a scrocco", ma, se a questi utenti venissero tolti i canali gratuiti, pensi che comprerebbero il cartaceo? Io credo di no. Probabilmente l'unico modo per fidelizzare all'acquisto queste fasce abituate in questo modo è quello di creare un canale di lettura legale a basso costo (tipo un abbonamento mensile) che offri qualcosa in più rispetto alla pirateria (sicurezza di leggere il finale, buone traduzioni, immagini di buona qualità). Come dicevo nel post, chi non vuole comprare tanto non compra, al massimo rinuncia all'opera, però, se riesce ad accederci anche piratandolo, magari poi acquista dei prodotti collaterali (action figure, accessori, ecc) a lei legati. Pensa a Avengers, uno dei film più piratati della storia: ha comunque fatto dei ricavi stellari! ^^
      Anzi, onestamente credo che più si evolve verso il digitale e più la strada giusta sia quella di rilasciare l'opera (che sia un fumetto, un libro, un film, un telefilm o un anime) in modo gratuito o semi gratuito per poi spingere il fan a comprare merchindise collaterale da cui effettuare un ricavo ^^
      In questo modo la fan base si allargherebbe e sicuramente si andrebbe a vendere di più (vedi sempre il caso di Avengers). Ormai è tardi per piangere sul latte versato della pirateria (forse dovevano pensarci prima, prima che il modo di ragionare dell'utente cambiasse, invece di sottovalutare la potenza rete) ed è giunto il momento di rimboccarsi le maniche e sfruttare le occasioni le che la pirateria stessa offre :D

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  9. Condivido in pieno le tue riflessioni sul web e le sue evoluzioni negative (ma è più giusto dire: il web e le negatività di certi singoli utenti che dimostrano tutta la loro arroganza e stupidità che nella vita materiale possono sciorinare solo in parte - ma ho dei dubbi su quest'ultimo punto: penso che anche nella vita materiale riescano a essere ugualmente arroganti e idioti).
    Parlando invece della storia, vista la brevità della serie e il tema trattato mi interessa molto: grazie per la segnalazione :-)

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    1. Infatti, la rete e anche i social network, per la loro natura inanimata non sono mai né buoni né cattivi, ma sono sempre gli utenti umani che la rendono tale in un senso o nell'altro (sì, credo anche io che certa feccia che gira sui social sia così anche nella realtà ma il fatto è che la distanza dall'interlocutore li renda ancora più spavaldi) ^^

      Prego, anzi, è un piacere :D

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  10. Il tema di questo manga è davvero attuale, leggendone la trama non mi è parso potesse essere una notizia di cronaca attuale piuttosto che un'ipotesi futuristica.
    In merito all'utilizzo dei social, concordo con te e gli utenti che hanno fin ora commentato. Non li amo particolarmente, sarà che sono una persona relativamente chiusa, ma è davvero ridicolo quello che trovi scritto. Alla fine, pur di intervenire in qualche modo, si scrivono e si mostrano cose superflue. Tante chiacchiere che non dicono nulla.

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    1. Adesso cominciano ad esserci i primi titoli che analizzano i problemi e le questioni inerenti alla rete. Magari tra una decina d'anni saranno ultra-vintage ma per ora sono tematiche di grandissima attualità ^^

      Più che il chiacchiericcio, sui social (che poi sarebbe uno degli scopi per cui la piattaforma è nata), a me disturba la cattiveria gratuita e la mancanza di filtri mentali che permette a certa gente di scrivere cose veramente orribili spacciandole per "opinioni personali"!

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    2. In effetti anche l'offesa gratuita è molto diffusa sui social. Qui ci sarebbe davvero molto su cui intervenire, in primis inculcare un pò di educazione e senso civico.

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    3. Già, purtroppo l'educazione è un nodo cruciale su cui c'è ancora davvero tanto da lavorare! Purtroppo alcune persone sembrano essere orgogliose di essere maleducate e ignoranti!

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  11. Cavolo che post...
    Sei stata molto chiara sopratutto sulla sessione delle note!
    Devo esser sincero: non immaginavo che il manga fosse così profondo.
    Tre numero possono essere l'ideale per spiegare tutto il marciume che c'è dietro internet...
    Peccato solo per il finale, che dici che cala rispetto il resto.
    Vedrò di recuperarlo.

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    1. Grazie mille :D
      Con le note mi sono fatta prendere la mano ma sono argomenti che mi stanno molto a cuore, visto i comportamenti inquietanti che si stanno cominciando ad osservare in rete.
      In realtà anche io avevo ignorato inizialmente questo titolo ma, leggendo un po' di recensioni, ho cambiato idea :D

      Ottima scelta, poi, ovviamente, spero di sapere cosa ne pensi :D

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  12. Avevo già in lista questa serie ma non sapevo che fosse solo di 3 volumi! Molto interessante, anche se leggere che il finale è un po' deludente mi consiglia di aspettare di trovarla in offerta a qualche fiera :P

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    1. Il finale non è deludente, è semplicemente leggermente sottotono rispetto all'inizio che è veramente con il botto! Poi a me personalmente interessava di più la parte di critica sociale, ma so che altri hanno preferito la svolta più criminal dell'ultimo volume ^^

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  13. Questo manga sembra molto, ma molto interessante, e credo proprio che lo recupererò al più presto!

    Non solo, ho apprezzato molto le tue osservazioni nelle note finali, e ti dirò una cosa: il motivo per cui non uso social network con il mio vero nome (utilizzo Facebook soltanto con la fanpage del mio blog) è proprio per porre un minimo limite alla totale distruzione della privacy che ormai avanza sempre più!

    Inoltre, hai detto bene per quanto riguarda la differenza tra i blog e i social network (e ci metto in mezzo anche YouTube): chi segue un blog ha come minimo la volontà di leggere e di accendere il cervello, e lo stesso vale per chi scrive. A dire quattro scemenze davanti a una videocamera, o a postare immagini idiote e ricevere laiks, ci sono buoni tutti, mentre per scrivere quattro righe senza sembrare un ritardato devi metterci un minimo di impegno. E tornando a parlare del pubblico, non a caso, anche sul blog, i commenti più stupidi che mi arrivano sono quelli di gente che arriva dai social: abituati al loro piccolo mondo, in cui regna sovrana la dittatura della maggioranza (o meglio, della maggioranza che piace a loro), come dici qualcosa che esce dai loro schemi mentali sanno soltanto offendere e sparare a zero, scrivendo tra l'altro il più delle volte in modo scorretto e farneticante.

    Io, con il mio blog, voglio semplicemente dire la mia, perché ho idee del tutto personali e voglio poterle esprimere e "ordinare". È più forte di me, se mi piace un videogioco, un fumetto o un film, devo interrogarmi sul perché mi piace, e analizzarlo per bene, e scrivere articoli è il modo migliore per farlo.

    Quindi, complimenti per l'articolo, leggerò sicuramente questo manga visto che come avrai capito il tema del "marciume" di internet mi sta molto a cuore, e tu continua a fare post di questo livello, noncurante di cosa scrivano i ragazzini analfabeti su feisbuk ;)

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    1. Il manga merita davvero una lettura, trovo che puntualizzi molto bene su alcuni argomenti di attualità che sono talmente attuali da essere praticamente sempre ignorati ^^

      Ti ringrazio ^^ Anche io uso i social con le pinze. Ho un account-vetrina (che non uso da anni) con in mio vero nome (ma senza foto o altro) e per il resto sono Acalia per tutti :D
      Non mi piace essere al 100% in vetrina e soprattutto non mi piace che tutti possano trovarmi cercando il mio vero nome!

      A proposito di Youtube, non ho toccato l'argomento ma devo dire che mi trovo sempre più spesso a preferire un buon post da leggere con calma che non un filmato da guardare. Ad eccezione di alcuni youtuber che seguo e che stimo (e che lavorano molto sulla preparazione del video), molti altri li trovo noiosi e inconcludenti.

      Sui social vige l'anarchia più nera. Nessuna regola, nessuna educazione, nessun rispetto! E più passa il tempo e più queste cose peggiorano!
      La cosa più brutta è che tutti si aspettano dei flame tremendi ma quasi nessuno è aperto al dialogo.

      Concordo sull'uso dei blog. Qualcuno li considera "antiquati", io personalmente li considero ottimi per veicolare delle opinioni e dei contenuti!

      Grazie mille, sei troppo gentile :D

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  14. Per fortuna è una serie di soli tre volumi, per cui non è neanche una spesa eccessiva :D
    Prego, anzi, sono felice di essere stata utile :D

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